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27. 07. 2024 03:11

Il caso Alessandro Impagnatiello. Omicidio e bugie: «Non sono pazzo, ma ho sperato di esserlo»

La consulenza psichiatrica sarà cruciale per determinare se l'imputato era in grado di intendere e di volere al momento dell'omicidio

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Milano è stata scossa da un caso giudiziario che ha catturato l’attenzione del pubblico e dei media: il processo a carico di Alessandro Impagnatiello, un barman di 31 anni accusato dell’omicidio della sua compagna incinta, Giulia Tramontano. La tragica vicenda ha messo in luce una serie di bugie, tradimenti e l’orribile morte di una giovane donna che aspettava un bambino.

L’interrogatorio di Alessandro Impagnatiello

Lunedì mattina, l’aula della Corte d’Assise di Milano è stata teatro della ripresa dell’interrogatorio di Alessandro Impagnatiello. Dopo oltre cinque ore di esame nella scorsa udienza, il 31enne ha continuato a rispondere alle domande dei suoi legali, Samanta Barbaglia e Giulia Geradini. Impagnatiello ha cercato di ricostruire gli ultimi mesi del suo rapporto con Giulia Tramontano e la scoperta da parte di quest’ultima della sua relazione parallela con una collega di lavoro.

Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver tradito Giulia, ma ha spiegato che questa rivelazione è stata solo una delle tante bugie che aveva raccontato. “Svelare a Giulia che la tradivo è stato l’ennesimo sintomo che la mia testa stava impazzendo. Questo non vuol dire che ero pazzo, ma ero un vaso saturo di bugie e menzogne e non ero abituato a dire bugie. Era come se fosse strabordato qualcosa, come se dovessi svuotarlo perché qualcosa mi mangiava dentro,” ha dichiarato l’imputato.

Il rapporto con il primo figlio

Durante l’interrogatorio, Impagnatiello si è commosso più volte, in particolare quando ha parlato del suo rapporto con il primo figlio, avuto da un’altra donna. “Era come il fratellino che non avevo mai avuto,” ha detto, evidenziando il legame affettivo che sentiva verso il bambino. Ha inoltre raccontato del suo progetto di trasferirsi in Spagna, alle Canarie, con Giulia entro cinque anni, un sogno ormai infranto dalla tragica realtà.

Le reazioni della famiglia di Giulia

Sui social media, Loredana Femiano, madre di Giulia Tramontano, ha espresso il suo dolore e la sua rabbia in un toccante messaggio dedicato alla figlia: “Non è più tempo di orrore, non è più tempo di bugie, di egoismo e cattiveria. Chiunque ti abbia incrociato nel percorso della vita, conserva oggi un dolce ricordo che resterà un segno indelebile nella sua anima.” Le parole di Loredana riflettono il profondo impatto emotivo che la morte di Giulia ha avuto su chi la conosceva.

La consulenza psichiatrica

Alla fine dell’interrogatorio e del controesame dell’imputato, saranno ascoltati i professionisti della difesa che hanno redatto la consulenza psichiatrica su Impagnatiello. La difesa cercherà di dimostrare che l’imputato non era in pieno possesso delle sue facoltà mentali al momento del crimine, un elemento che potrebbe influenzare significativamente l’esito del processo.

Il nome del bambino

Un dettaglio particolarmente doloroso emerso durante il processo riguarda il nome del bambino che Giulia portava in grembo. Impagnatiello ha dichiarato che il nome Thiago, che era stato menzionato in precedenza, non era ancora stato deciso. “Non è stato scelto, ci eravamo confrontati su alcune preferenze di nomi maschili ma neanche uno era in comune. Thiago era una delle mie preferenze, uno che dispiaceva meno a Giulia. Non era deciso che si chiamasse Thiago. Era un nome che a lei non dispiaceva. Ma mancavano ancora mesi prima della nascita,” ha spiegato l’imputato.

Il contesto del crimine

Per comprendere appieno la tragedia che ha portato alla morte di Giulia Tramontano, è importante esaminare il contesto in cui è avvenuto il crimine. Impagnatiello era un barman all’Armani Caffè di Milano, una posizione che lo teneva costantemente a contatto con il pubblico e con i colleghi. La sua relazione con una collega di lavoro, scoperta da Giulia, è stata un fattore scatenante in una spirale di bugie e tensioni che ha portato all’omicidio.

Giulia era incinta di sette mesi, un periodo in cui la vulnerabilità emotiva e fisica di una donna è particolarmente elevata. La scoperta del tradimento e le successive menzogne di Impagnatiello hanno probabilmente contribuito a un clima di crescente stress e conflitto. È in questo contesto che si è consumata la tragedia, lasciando una scia di dolore e domande senza risposta.

Le bugie e le conseguenze

Le bugie di Impagnatiello non si sono limitate alla sua relazione con la collega di lavoro. Durante il processo, è emerso che l’imputato aveva costruito una rete complessa di menzogne che coinvolgevano vari aspetti della sua vita. Queste bugie non solo hanno ingannato Giulia, ma hanno anche alimentato una situazione di crescente instabilità e tensione.

Il tentativo di Impagnatiello di giustificare le sue azioni come il risultato di una “testa che stava impazzendo” solleva questioni importanti sulla sua salute mentale e sul ruolo che essa ha giocato nel crimine. La consulenza psichiatrica sarà cruciale per determinare se l’imputato era in grado di intendere e di volere al momento dell’omicidio, una determinazione che potrebbe influenzare il verdetto finale.

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