Cinque buoni propositi per il 2020

Cinque buoni propositi per il 2020
Cinque buoni propositi per il 2020

Il 2019 è andato in archivio come un anno di ulteriore consolidamento per Milano.

 

L’immagine della città si è continuamente rafforzata, come testimoniano i numeri in costante crescita del turismo e l’interesse crescente degli investitori internazionali. Il sindaco Giuseppe Sala, che scioglierà tra qualche mese la riserva sulla sua ricandidatura nel 2021, ha indicato la strada maestra della sostenibilità per il futuro, strizzando così l’occhio a quella marea di giovani che anche nell’anno appena trascorso si è riversata nelle piazze per chiedere più attenzione sulle politiche ambientali.

Vediamo quindi cinque grandi temi da attenzionare in questo 2020.

Olimpiadi. Il 2019 sarà ricordato come l’anno della conquista delle Olimpiadi invernali del 2026 con la candidatura vincente di Milano-Cortina. Ora, però, serve che la macchina organizzativa possa lavorare a pieno regime. La Lombardia, in quel di Bormio, è stata recentemente promossa a pieni voti, sia sul piano sportivo, con la doppietta dell’italiano Dominik Paris, sia su quello organizzativo.

«La nostra sarà l’Olimpiade dell’eccellenza lombarda e italiana», ha promesso il sottosegretario regionale, Antonio Rossi, sollecitando quella Legge Olimpica «che speriamo il Governo promulghi al più presto». Con quel passaggio si potranno snellire le procedure per le infrastrutture previste nel dossier di candidatura. «L’aspettiamo con ansia – aggiunge Rossi _ per poter partire subito con le opere che permetteranno di raggiungere Bormio più velocemente da Milano, da Cortina e da tutto il Paese».

Stadio. Alle Olimpiadi è connesso anche il tema del futuro stadio di Milano. La posizione di Inter e Milan, qualora fosse necessario rimarcarlo, è irremovibile: no alla riqualificazione del Meazza, sì ad un nuovo impianto sempre a San Siro.

Il Comune è altrettanto fermo: no alla demolizione dell’attuale stadio, sì ad un impianto ma senza tutto il corredo commerciale così come presentato dai club e con una rifunzionalizzazione del Meazza. Il rischio è che non ci si smuova dal pantano, ma soprattutto che le due società salutino Milano e traslochino nell’hinterland.

Il sindaco, dal canto suo, è in una posizione “scomoda”: non si prenderebbe mai la briga di acconsentire alla demolizione di San Siro, ma nemmeno di concedere volumetrie più alte di quelle previste dal nuovo Piano di Governo del Territorio. Già, ma dove si farà la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi? Patata bollente, insomma.

Autonomia. Piaccia o non piaccia, oltre due anni fa i lombardi furono chiamati alle urne per chiedere più autonomia su alcune materie oggi di competenza statale o mista. La vittoria dei “Sì” a quel referendum voluto dall’ex governatore Roberto Maroni non ha ancora visto gettare un seme di cambiamento.

Complice anche l’uscita di scena della Lega dal Governo nazionale, la trattativa tra Milano e Roma sembra la tela di Penelope: quando sembra finita, qualcosa si inceppa. Eppure l’attuale presidente lombardo, Attilio Fontana, sa di giocarsi tanto su questa partita. E con lui la Lega, da Matteo Salvini in giù.

Comunali. Veniamo così ad un altro punto focale della politica milanese. A settembre 2020, subito dopo le vacanze estive, il sindaco Giuseppe Sala annuncerà la sua decisione sulla ricandidatura a primo cittadino. Guidare Milano, in questa cavalcata trionfale che prosegue dall’Expo, è una tentazione fortissima.

Lo è altrettanto scendere nell’agone della politica nazionale ed ergersi a unificatore di un centrosinistra che fatica terribilmente a ritrovarsi. La scelta non è semplice. Ma da qui dipenderanno anche le decisioni del centrodestra sul profilo da opporre a Sala o a chi per lui: un imprenditore gradito alla Lega o un big nazionale?

Periferie. Il tema è da sempre centrale. Da Giuliano Pisapia a Giuseppe Sala, la promessa di minimizzare le differenze tra centro e quartieri periferici è una sorta di mantra. E sarà la questione intorno alla quale i prossimi candidati sindaci si sfideranno senza esclusione di colpi. Sala, nei suoi auguri di Capodanno ai milanesi, ha confermato la promessa di recuperare tremila alloggi entro la fine del mandato.

Non solo: «Per far vedere che ci siamo nelle periferie, libereremo uffici pregiati centrali e andremo con 2.000-2.500 nostri dipendenti tra Bovisa e Corvetto». Basterà?