«Milano ha la Febbre a 90»

febbre a 90
febbre a 90

Non è musica “da rimorchio”, non è un party per social addicted, ma porta il nome di un film iconico degli anni Novanta e, proprio su questo decennio, ha costruito un successo esportato in tutta Italia: domani al Fabrique di via Fantoli torna il Febbre a 90 Party, una festa senza schemi e pensata soprattutto per coloro che, ormai più di vent’anni fa, sono cresciuti a suon di Spice Girls e Backstreet Boys, Britney Spears e Scatman, ma anche Oasis e 883.

È un format che funziona e che continua a funzionare, intanto perché ha riscritto le regole della classica discoteca dance: non solo musica ma anche video, non solo “mandrilli” in piena ricerca ma soprattutto tanti ricordi da condividere con gli amici. Al centro dell’organizzazione due ragazzi di Treviso, Luca Cassiano e Simone Pasqual che, partiti dal loro club veneto, hanno conquistato l’Italia con un party da ormai oltre cento date a stagione. E con Milano in testa.

Come vi è venuta l’idea di Febbre a 90 Party?
Luca Cassiano: «Nasce nel 2013 a Treviso: lì abbiamo un club, il New Age di Roncade, dove testiamo tutti i nostri format che portiamo in giro per l’Italia».
Simone Pasqual: «Abbiamo anticipato un po’ la moda degli anni Novanta con l’obiettivo di guardare a tutte le sfumature, senza per forza focalizzarci sulla dance. Poi abbiamo pensato di unirlo a tutte le icone di quel periodo: pronto il format, abbiamo lavorato per esportarlo».

Dopo un grande lavoro di selezione musicale, immagino.
S: «Ho semplicemente pensato che la gente che va a ballare vuole farlo su basi famose, senza farsi troppi giri mentali. Ho scandagliato tuttti i miei ricordi da adolescente e sono andato a vedermi tutte le classifiche di vendita anno per anno, cercando di mettere insieme una scaletta che fosse forte, ma anche omogenea per i generi proposti».

Quante canzoni ci sono in totale nella scaletta?
S: «Circa 150».

Quante date all’anno organizzate?
L: «Un centinaio tra circuito estivo ed invernale, considera che abbiamo spesso delle doppie serate nella stessa data. Per questo abbiamo più squadre che girano per l’Italia: tra chi staziona all’ingresso, chi segue la parte fotografica, chi i visual e i due dj, sono sempre coinvolte almeno 5/6 persone per ogni evento. Con quattro eventi a weekend, ci capita di avere una ventina di collaboratori impiegati in contemporanea».

Canzone preferita degli anni Novanta?
L: «Se lo scrivi non te lo dico (ride, ndr)… Comunque è Con un deca degli 883».
S: «Della scaletta sicuramente Wonderwall degli Oasis, poi possiamo parlare all’infinito degli anni Novanta. Tante non possiamo permetterci di metterle».

In questi anni ci sono stati dei cambiamenti in ottica sicurezza? Siete costretti a chiudere prima, ad esempio?
L: «In realtà abbiamo sempre mantenuto la chiusura attorno alle quattro: c’è la parte warm up, che è un’ora di riscaldamento, poi tre ore concentrate con tutte le hit».
S: «Siamo sempre rimasti dell’opinione che sia meglio chiudere con la pista bella piena piuttosto che con cinque persone in pista, ma è un discorso che applichiamo su tutti i nostri format non solo su Febbre a 90».

In questi cinque anni avete già assistito ad un minimo ricambio generazionale?
S: «Paradossalmente vediamo giovani che, nel periodo in cui sono uscite quelle canzoni, non erano nemmeno nati. In alcune date, invece, riscontriamo un pubblico più adulto. E per “più adulto” intendo dai post universitari in su. Ci sono altri posti dove anche la clientela del locale è già di base più giovane e quindi anche i ragazzi si godono quelli che comunque sono successi trasversali, difficili da non conoscere».
L: «Spesso spezziamo la scaletta con delle sigle tv e vediamo giovanissimi cantare a squarciagola Willy, il principe di Bel-Air: mi chiedo come faccia un ventenne a conoscere la sigla di Willy e poi mi rendo conto che la conoscono a memoria. Un po’ come le canzoni degli 883, le sanno tutti…».

Di Willy distribuite anche una maschera gigante durante il party. Come di tante altre icone degli anni Novanta…
L: «Abbiamo anche un photobooth con tanto di pulsante a forma di joystick del Nintendo con cui chiunque può scattarsi una foto. Nelle prime date c’era pure chi veniva vestita da Spice Girls, ma non tutti ovviamente sono vestiti a tema: le nostre maschere sono dedicate a loro. All’inizio ci siamo sbizzarriti addirittura con il Baffo da Crema, Enrico Papi e tanti altri, poi ci siamo resi conto che dovevamo tararci sulle quattro-cinque icone più gettonate».

Che rapporto avete con Milano?
L: «Intanto il Fabrique è stato uno dei primi club che ci ha accolti e che ci ha regalato un pubblico che non ci aspettavamo. È sempre andata benissimo qui. Milano è un po’ come la nostra seconda casa».
S: «Diciamo che qui abbiamo proposto per la prima volta un format che non fosse una cassa dritta per quattro ore con tutti i successi del decennio. Abbiamo cercato di accontentare anche chi non fosse particolarmente amante della dance. Io, ad esempio, al liceo non ascoltavo nulla di dance. Forse è stata quella la chiave del nostro successo».

Un episodio particolare legato proprio a questa città?
S: «Ricordo la prima in assoluto al Fabrique: arrivavamo dalla provincia con un locale da ottocento persone e siamo finiti in questa location da tremila ingressi, con una coda chilometrica all’esterno. Pazzesco».
L: «È stato bello aver cominciato al Fabrique. Da lì non ci sposteremo mai, non avrebbe proprio senso».

Ma se un giorno ci fosse modo di portare Febbre a 90 al Forum?
S: «Il punto è che tutti i locali hanno bisogno di contenuti. Se andiamo avanti così, posso pensare che in una data particolare, come ad esempio Halloween, con uno staff adeguato ed un biglietto accessibile a chiunque, possa essere un format che arrivi anche al Forum. Penso ad altri nostri format che fanno anche 10-12mila spettatori. Il vero limite ad Assago sono gli spalti…».

Domani dalle 23.30
Fabrique
Via Fantoli 9, Milano
Biglietti: da 10 euro su mailticket.it

2013
l’anno di nascita di Febbre a 90 Party

50
le date del winter tour 2018/19

6
le date a Milano del tour invernale

89.000
i fan sulla pagina Facebook ufficiale


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