Scali ferroviari: Farini e San Cristoforo tra boschi, piscine e aria pulita

scali ferroviari
scali ferroviari

Un grande bosco lineare in grado di raffreddare i venti caldi e depurare l’aria, con un sistema di depurazione delle acque: gli ex scali ferroviari di Farini e San Cristoforo hanno già il futuro scritto. E’ contenuto nel dossier del progetto “Agenti Climatici”, redatto dal team OMA e Laboratorio Permanente, vincitore del “Concorso Farini” per il masterplan di trasformazione e rigenerazione urbana di due grandi aree della città.

Scelto tra i cinque team finalisti – BAUKUH (Italia), OMA (Paesi Bassi), ARUP (Italia), GRIMSHAW (Inghilterra) e Kengo Kuma and Associates Europe (Francia) – attraverso una selezione fatta in totale anonimato e imparzialità, il progetto vincitore propone due nuovi dispositivi ambientali: l’uno verde, il grande bosco lineare presso scalo Farini, l’altro blu, un lungo sistema lineare a San Cristoforo dove saranno create diverse aree balneabili.

«Il progetto è rispettoso della storia urbana della città con vie, piazze, giardini, parchi e introduce grande flessibilità e diversità di utilizzo per la popolazione. È una strategia di sviluppo urbano per poter vivere e lavorare nel nuovo quartiere di Farini e muoversi con spostamenti ciclabili pedonali dolci – ha spiegato il Presidente della Giuria Dominique Perrault -. Il progetto propone di costruire un quartiere con un grande parco lineare da Porta Nuova verso ovest, area Expo. È un quartiere duraturo e sostenibile che partecipa alla trasformazione della metropoli in Europa. Il progetto si inserisce nella strategia del comune di Milano per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza urbana attraverso il ruolo delle alberature e degli specchi d’acqua che permettono di raffrescare l’aria per la città e ridurre l’impatto sulla salute delle persone dell’inquinamento. La parte di progetto relativa a San Cristoforo partecipa a questo equilibrio: un filtro ecologico verde è previsto in Farini e un filtro d’acqua a San Cristoforo».

«L’estensione di Milano oggi coincide con quella del territorio segnato dai suoi agenti tossici. I due nuovi parchi sono concepiti come filtri ecologici in grado di depurare questo ecosistema – dichiarano OMA e Laboratorio Permanente -. In Farini una griglia urbana di verde attrezzato e spazi pubblici definisce relazioni di continuità con il contesto circostante e si rende resiliente allo sviluppo economico della città prendendone in prestito i principi insediativi. San Cristoforo diventa un common ground alla scala metropolitana per la comunità umana e non».

«Rispettando i tempi previsti dall’Accordo di Programma – ha sottolineato Carlo De Vito, Presidente di Sistemi Urbani – la giuria internazionale ha selezionato il masterplan vincitore che dovrà integrarsi con il nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Milano che prevede, fra l’altro, la copertura dei binari della stazione Garibaldi per realizzare un continuum con l’intervento di Porta Nuova».

«Il sistema degli scali ferroviari composto da Garibaldi Repubblica, oggi rigenerato nel quartiere di Porta Nuova, e dallo scalo Valtellina-Farini rappresenta una tra le più importanti riqualificazioni urbane al mondo, paragonabile a Canary Wharf a Londra e alla Défense a Parigi – ha evidenziato Manfredi Catella, Fondatore e Amministratore Delegato di COIMA SGR -. Siamo pronti ad avviare in collaborazione con Sistemi Urbani e il Comune di Milano lo sviluppo della prima fase dello scalo, che avrà il compito di unire Porta Nuova a Farini in un asse strategico della città che potrà continuare attraverso la Bovisa fino ad Arexpo».

Il masterplan orientativo sarà sottoposto a una fase di consultazione pubblica. Domani sarà presentato alla città nel corso di un incontro aperto in Sala Alessi, a Palazzo Marino, e contestualmente, sul sito scalimilano.vision, sarà aperta la fase di ascolto dei cittadini attraverso la compilazione di questionari. Successivamente, nella seconda metà di maggio, saranno organizzati tavoli di lavoro con i soggetti interessati per restituire il progetto finale alla città entro luglio di quest’anno.

Piazze, laboratori e artigiani
Nel progetto anche alloggi di housing sociale
La Milano del 2030 avrà i suoi pilastri della riqualificazione degli ex scali ferroviari (Farini, Porta Romana, Porta Genova, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, San Cristoforo), che insieme occupano una superficie di un milione e 250mila metri quadrati, di cui circa 200mila rimarranno adibiti a funzione ferroviaria e oltre 675mila saranno destinati a verde; il 32% delle volumetrie complessive saranno destinate a funzioni non residenziali e almeno il 30% a residenza sociale e convenzionale.

In particolare, la riprogettazione dell’area Farini consentirà di collegare aree della città che hanno conosciuto o conosceranno una fortissima trasformazione: da Porta Nuova all’Isola, fino all’asse di Bovisa e l’area Mind (ex Expo). La rigenerazione di San Cristoforo, invece, andrà a rinforzare il sistema ambientale del parco Agricolo Sud e le relazioni con la nuova stazione di M4 e i quartieri Giambellino e Lorenteggio.

Verde e sostenibilità rappresentano il cuore del masterplan, come previsto dall’Accordo di Programma sottoscritto nel 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia, Ferrovie dello Stato Italiane (con Rete Ferroviaria Italiana e Sistemi Urbani) e COIMA SGR. La superficie dello scalo San Cristoforo è totalmente destinata a verde, con un parco dove riaffiorerà in parte il reticolo idrico del territorio milanese e che a tratti sarà balneabile.

Nell’ex scalo Farini nascerà un grande parco unitario di oltre 300mila metri quadrati (pari al 65% dell’intera superficie), insieme a servizi, alloggi a canone sociale, edilizia convenzionata e libera. L’ingresso principale, racchiuso tra la Porta delle Dogane e lo storico deposito merci di via Valtellina, diventerà un vero e proprio “foyer urbano” che collegherà i binari dismessi con il centro della città: piazze d’acqua, nuovi mercati, laboratori artigianali realizzati grazie al supporto dell’Accademia di Brera che avrà una sua sede, una promenade alberata, una “Città dei Bambini” a ridosso di Dergano, tappeti verdi, spazi per eventi, ciclofficine, nuovi ponti, un auditorium e un centro di produzione musicale, un impianto sportivo, un polo scolastico, residenze temporanee per artisti e musicisti. Nelle nuove costruzioni destinate ad abitazioni e uffici, 1.034 alloggi saranno destinati all’housing sociale.

I nuovi scali del 2030

Farini
Greco-Breda
Lambrate
Porta Genova
Porta Romana
Rogoredo
San Cristoforo

I numeri su Farini

400.000,
La superficie in metri quadri dello Scalo Farini

65%,
La quota destinata a verde con un nuovo parco

1.034,
Gli alloggi di housing sociale previsti

«Serve un giusto mix di destinazioni»
L’ex sindaco Albertini: «Bene il verde, ma più spazio all’imprenditorialità»

Piermaurizio Di Rienzo

Se oggi passeggiamo tra piazza Gae Aulenti e la passerella sopra via Melchiorre Gioia, alzando gli occhi al cielo tra il grattacielo Unicredit, il Bosco Verticale e il “Diamantone”, lo dobbiamo anche a lui: Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2001. Nei suoi due mandati, «turni di guardia» come ama chiamarli, ha messo le basi allo sviluppo urbanistico della nuova Milano: Porta Nuova e CityLife in primis.

Agli albori di una nuova rivoluzione, quella che ridisegnerà le aree degli ex scali ferroviari, l’ex primo cittadino racconta a Mi-Tomorrow il modello che permise alla “sua” Milano di svoltare.

La nuova Milano è come l’avevate ipotizzata nei primi masterplan?
«Alcuni aggiustamenti, anche appropriati, ci sono stati. A Porta Nuova, ad esempio, eravamo partiti dall’idea della “Città della Moda” di Nicola Trussardi. Da lì ne scaturì un buon mix, con investimenti privati considerevoli e prestigiosi riconoscimenti internazionali sotto il profilo architettonico. Basti pensare che il Bosco Verticale e Palazzo Marino hanno vinto il premio del Council on Tall Buildings and Urban Habitat promosso dall’Illinois Institute of Technology di Chicago, una sorta di premio Nobel per i grattacieli più belli del mondo».

E’ la volta buona per i vecchi scali?
«Me lo auguro, perché da tanto tempo se ne parla. Bisognerà essere bravi a contrastare le proteste, che nel caso di Porta Nuova furono tante e ben organizzate».

Se le ricorda bene?
«C’erano due consiglieri verdi d’opposizione, Milly Moratti e Maurizio Baruffi, bravissimi ad orchestrare le manifestazioni: la prima attraverso un nucleo forte di amministrativisti, il secondo con i centri sociali».

Sullo Scalo Farini si punterà tanto su verde e housing sociale: è una direzione lungimirante?
«La nostra concezione dell’utilizzo verticale delle volumetrie era proprio funzionale alla conservazione a verde della superficie. E’ semplice: se decido di spargere volumetrie sul territorio, come alla Bicocca, resterà poco verde, al contrario se vado verso l’alto riuscirò a recuperare spazi».

E sull’housing sociale?
«Ho sempre pensato, come nei casi del Portello, Rogoredo, CityLife, che debba esserci un giusto mix in grado di riprodurre tutte le destinazioni d’uso. Ogni area deve poter esprimere spazi commerciali, sociali, produttivi, università, verde e residenziali. Su Farini non vedo spazio per tutta questa polimorfia».

A San Cristoforo si pensa a nuovi bacini idrici e Sala, intanto, ha sempre in testa la riapertura dei Navigli: è un’opportunità?
«Sicuramente ci sono altre priorità, a partire dallo scolmatore del Seveso. La bellezza dell’acqua in superficie è senz’altro apprezzabile, ma poi rischiamo sempre di tenerci interi quartieri allagati».

Questione di priorità quindi…
«Parlando di acqua, io ebbi quella di realizzare i depuratori».

Sala ha già fatto il giro di boa di metà mandato: come se la sta cavando?
«Ritengo che stia operando in un giusto equilibrio tra le esigenze di consenso e quelle di governo. La sua visione manageriale si confà con i bisogni della città moderna. C’è, però, un’attenzione verso certe componenti della sua maggioranza che attenuano un po’ l’intraprendenza».

Ad esempio?
«Prendiamo il progetto dello Scalo Farini: noto una certa insistenza su destinazioni d’uso molto “sociali” quando si dovrebbe dare maggiore impulso all’imprenditorialità».

Basteranno le Olimpiadi del 2026 ad assicurare il consenso necessario per il secondo mandato?
«I giochi, benché invernali e lombardo-veneti, sono perfetti per fare marketing urbano e catturare investimenti. Per essere rieletti, però, non è sufficiente. Lo dimostra il caso di Letizia Moratti che, nonostante l’aggiudicazione dell’Expo 2015, non fu premiata con un secondo mandato».

Ha un consiglio?
«Le forze politiche che sostengono Sala sono minoritarie in questo momento. Lui, come persona, può aggiungere qualcosa e fare la differenza, ma non so fino a che punto possa recuperare il gap della sua area politica. E’ l’incognita più grande».


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