La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la Giorgio Armani operations spa, società che si occupa di progettazione e produzione di abbigliamento e accessori del gruppo del colosso della moda, a seguito di un’inchiesta dei pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone e dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro.
Indagine con al centro un presunto sfruttamento del lavoro, attraverso l’utilizzo negli appalti per la produzione di opifici abusivi e il ricorso a manodopera cinese in nero e clandestina. Nonostante non sussistano indagini penali contro la società o il celebre stilista Giorgio Armani. Questa azione, ancorata al decreto legislativo 159/2011, mira a preservare l’integrità delle imprese dall’infiltrazione di attività illecite.
La Giorgio Armani Operations in amministrazione giudiziaria: nessuna accusa al fondatore della maison
L’operazione non è un’accusa diretta nei confronti dell’illustre casa di moda, né tantomeno verso il suo fondatore, Armani, terzo uomo più ricco d’Italia secondo Forbes. Al contrario, è un meccanismo di cautela, innescato dalla presidenza del tribunale con l’obiettivo di tutelare le aziende da possibili contaminazioni esterne che, pur non implicando responsabilità penali dirette, potrebbero compromettere l’integrità e l’immagine aziendale.
Il “commissariamento” come fase preventiva
Il cosiddetto “commissariamento” non implica un’indagine su presunti reati commessi dalla società o da Armani ma interviene in una fase preventiva. Tale misura si attiva quando esiste il sospetto che un’impresa, anche se non direttamente coinvolta in attività illecite, possa involontariamente favorire, per inerzia o disorganizzazione interna, crimini quali l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro, come nel caso del caporalato emerso in alcuni opifici cinesi nella provincia di Milano.
Questa procedura preventiva mira quindi a salvaguardare le aziende sane da possibili infiltrazioni, garantendone la purificazione da elementi potenzialmente nocivi e restituendole al mercato in condizioni “bonificate”. È un processo che, pur imponendo una certa sorveglianza, offre all’impresa la possibilità di rafforzarsi contro future vulnerabilità, trasformando l’intervento giudiziario in un’opportunità per sviluppare maggiori difese legali e etiche.