Gli anni passano, ma la passione resta e Milano ha dimostrato di averne ancora parecchia per i Guns N’ Roses, in concerto ieri sera a San Siro.
I Guns N’ Roses fanno cantare San Siro
Un ennesimo “pienone” al Meazza per un’estate nella quale già tantissimi sono stati i grandi eventi musicali, dai Rolling Stones a Marco Mengoni, da Salmo a chi si esibirà nei prossimi giorni come Alessandra Amoroso o Max Pezzali.
La band rock non suonava in Italia da quattro anni, da quando nel 2018 si era esibita a Firenze Rocks. San Siro, però, è un’altra cosa e pur con diverse primavere sulle spalle i Guns N’Roses hanno messo sul palco tutto il repertorio possibile. Tre ore di concerto (aperto da Gary Clark Jr) in cui sono passate in rassegna le grandi hit del passato: da Welcome to the jungle a You could be mine, da Sweet child o’ mine a November Rain, fino ovviamente a Don’t cry e a Paradise City che ha chiuso lo spettacolo.
Don’t Cry fa cantare tutto #SanSiro 🎵@gunsnroses #gunsnroses pic.twitter.com/6b71loTGRE
— Mi-Tomorrow (@MiTomorrow) July 11, 2022
Tante anche le cover, una delle quali è diventata uno dei pezzi più celebri dei Guns N’Roses, ovvero Knockin’ on heaven’s door, scritta da Bob Dylan e rifatta da tantissimi artisti. Nessuno è però riuscito a dare un tocco personale come fece al tempo la band di Axl Rose e Slash, che ieri si è cimentata al Meazza anche in altri “rifacimenti”: Shilter dei Velvet Revolver, Back in black degli AC/DC, Live and Let Die dei Wings, I Wanna Be Your Dog degli Stooges, Wichita Lineman di Jimmy Web e Black Hole Sun dei Soundgarden.