Poche ora fa il ministro della Cultura Dario Franceschini ha pubblicato un video in cui affermava che «chi protesta per i cinema e teatri non ha capito la gravità della situazione». Non è tardata ad arrivare la replica dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo lombardi.
Un settore “alla fame”. «Il valore della cultura come palliativo per le sofferenze della società non è “simbolico” – scrivono sulla propria pagina Facebook i lavoratori lombardi -. Magari le cose erano “simboliche” a marzo: si cantava dai balconi, si diceva “state a casa”. Ora niente simboli: ora c’è bisogno di concretezza. E gli operatori non “riceveranno” danni materiali: ne sono stati travolti a marzo e ora stanno morendo di fame».
L’accusa di non aver percepito la gravità della situazione non è andata giù ai lavoratori. «Caro ministro, non siamo stupidi – hanno aggiunto -. Abbiamo capito benissimo tutto, dal primo giorno. Migliaia di figure del settore hanno capito benissimo la gravità della situazione, perchè in molte la stanno vivendo sulla propria pelle. Qua il problema è la mancanza di sostegno economico. Caro Ministro, se continua così, quando la crisi sarà passata, probabilmente non ci sarà più nessuno a riaprire Teatri e Cinema, perché o la gente avrà cambiato lavoro, o sarà morta di fame».