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26. 04. 2024 01:46

Da Milano alla Romania per aiutare i profughi ucraini: il viaggio del consigliere comunale Giungi

Il racconto del consigliere milanese Alessandro Giungi volato in Romania per aiutare i profughi ucraini tra le tende allestite dal progetto Arca

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Riportiamo qui di seguito il racconto spedito dal consigliere di Milano, Alessandro Giungi, attualmente in Romania con il progetto Arca per fornire aiuto umanitario ai profughi ucraini che scappano dal confine.

Un viaggio in nome della solidarietà

Ricevo un messaggio da Alberto: vieni con mio figlio Samuele in Romania al confine con l’Ucraina, siamo impegnati, come Progetto Arca, in una missione di aiuto e sostegno ai profughi in fuga dall’Ucraina? È impossibile allora dire di no.

Mi organizzo in qualche ora, cancello un paio di appuntamenti di lavoro e mi dedico ai miei due bambini che non vedrò per un po’. Nel frattempo gli aggiornamenti dal fronte di guerra sono sempre più drammatici: i bombardamenti dei caccia russi si intensificano e anche l’artiglieria inizia a martoriare le principali città ucraine. Migliaia di persone sono in fuga verso i Paesi dell’Unione Europea e la Romania è una delle porte d’ingresso.

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È ora di partire, porto con me 2 borsoni pieni di cibo in scatola e di materiale igienico sanitario che il circolo Caponnetto ha iniziato a raccogliere e che mi viene affidato. Il viaggio d’andata sarà in aereo e quello del ritorno in furgoncino. Suceava, la città vicina a Milisauti, frazione di Syret, dove si trova il campo di Progetto Arca ci accoglie con una nevicata ghiacciata e un forte vento siberiano, che letteralmente taglia le labbra.

Il pensiero non può che andare alle migliaia di uomini, donne e bambini che stasera dormiranno lontane da casa, in fuga da una guerra atroce. E assieme a loro tutti gli altri profughi che da mesi si trovano bloccati tra Bielorussia, Polonia e Balcani. Fuori dall’aeroporto ci aspetta Alberto che abbraccia Samuele e che mi saluta dicendo che era ora che arrivassi…lo abbraccio anche io e ci dirigiamo verso Milisauti, durante il tragitto veniamo investiti da una piccola bufera di vento e neve ghiacciata e ai lati della strada è ben visibile una coltre di neve.

Ci siamo. Alberto prima mi mostra la struttura dove dormono le famiglie ucraine con figli ma sono quasi esclusivamente donne e bambini perchè i papà sono impegnati al fronte. Entriamo poi nel palazzetto in cui si trovano le ragazze e i ragazzi indiani che studiavano in Ucraina e che ora si sta cercando di riportare in Patria per mezzo di un ponte aereo. Sono più di 300 e 200 sono appena stati portati in aeroporto per partire. E se ne aspettano migliaia nei prossimi giorni. Ma nonostante l’affollamento le espressioni sono distese: sono tanti i volontari, di tante organizzazioni di tutto il mondo che li assistono.

C’è tanto cibo e caffè sempre caldo, bagni chimici e uno spazio per lavarsi. E c’è caldo. Fuori la temperatura è sotto zero. Si cena assieme ad altri volontari e poi si dorme su una brandina, pensando a quanta sofferenza provochi una guerra e quante persone siano disposte a dare una mano per chi è in difficoltà.

Questa mattina sveglia all’alba e poi ci impegniamo a montare una maxi tenda esterna che, riscaldata, servirà a far riposare i profughi. Improvvisamente arriva un piccolo corteo di auto: è l’ambasciatore indiano in Ucraina che è venuto a ringraziare i volontari e a rincuorare i suoi connazionali. Ha la voce emozionata quando parla e qualcuno dei ragazzi si commuove.

La giornata è ancora lunga, bisogna pensare a dare una mano per la distribuzione del pranzo. C’è riso e pollo al curry oltre a specialità rumene. La fila è ordinata e c’è la possibilità di scambiare 2 parole con le ragazze e I ragazzi e le storie si assomigliano tutte: erano in Ucraina per studiare all’Università e tutto andava bene fino a quando sono arrivate le bombe ed è stato il terrore puro. Ma ora sono salvi e aspettano solo il loro turno per salire sull’aero che li riporterà a casa. Però è già ora di tornare a lavorare: c’è da montare un’altra tenda!

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