«Non riesco ancora a essere serena… è passato troppo poco tempo da questa cosa che mi ha traumatizzato», inizia così il racconto di una giovane studentessa vittima dell’ultima violenza a Milano. «Insieme al mio ragazzo e a dei suoi amici siamo andati in un locale in zona Navigli. Una serata tranquilla tra amici, quando intorno alle 23.30 la mia amica mi chiede di accompagnarla a prendere le sigarette lasciate in macchina, distante neppure 50 metri dal bar».
Tentata violenza sui Navigli a Milano: il racconto
Si avvicinano due ragazzi: «Si rivolgono a me in maniera educata, poi mi accorgo che si avvicinano altri: sono sei o sette che mi circondano alla fine. La mia amica mi raggiunge, anche a lei chiedono delle sigarette e il loro atteggiamento diventa sempre più aggressivo. Ci chiedono cosa stiamo facendo, ci invitano ad andare con loro, continuano a ridere e a urlare», riporta Adnkronos.
«Non sapendo cosa fare diciamo che c’è il mio ragazzo che ci sta aspettando. “Puoi dire al tuo ragazzo di venire che lo meniamo”, la frase che pronunciano, mentre io e la mia amica siamo completamente bloccate e loro continuano a urlare a parlare. Attaccata alla borsa ho il WinLet», un dispositivo elettronico che se attivato aziona una potente sirena e invia una richiesta di aiuto ai contatti selezionati.
«Premo il pulsante e i miei contatti, tra cui il mio ragazzo, vedono dove sono e che sono in pericolo. Ricevuto l’sos il mio fidanzato arriva subito con un amico. Io aziono la sirena WinLet. Restano tutti fermi, immobili, non capiscono cosa sta succedendo, ma intuiscono che quel rumore insistente non promette nulla di buono e il gruppo si dilegua. Mentre scappano tirano uno spintone fortissimo al mio amico che cade per terra, ma per fortuna non è nulla di grave», prosegue il racconto.
«La paura è stata tanta, credo per un po’ uscirò solo accompagnata. Questa volta mi è andata bene, ma se dovesse succedere un’altra volta non so se mi riprenderei dallo spavento. Un conto è sentire che accadono queste cose, ma quando succedono a te è veramente brutto», conclude la giovane studentessa.