Lo speakeasy più esclusivo di Milano: «Il 1930 devi guadagnartelo»

1930
1930

È un po’ come il mondo di Narnia: attraverso un armadio si viene catapultati in un luogo fuori dal tempo e segretissimo. Accade proprio questo al 1930, cocktail bar meneghino tra i più esclusivi di Milano, ma non solo.

 

Uno speakeasy ispirato al proibizionismo, al periodo in cui i locali venivano occultati per sfuggire ai controlli. E uno stile che richiama la Belle Époque: tutto ciò lo rende un luogo di cui si conosce pochissimo. Si sa che è in zona Cinque Giornate ma nessuno ne conosce l’indirizzo, se non un club ristretto di clienti affezionatissimi.

Si sa che rientra nella classifica dei migliori locali al mondo (The World’s 50 Best Bars 2019, dominato da italiani), ma in pochi hanno assaporato il gusto dei cocktail che vengono serviti. Proviamo a carpire qualcosa da Flavio Angiolillo, che insieme a Marco Russo è responsabile del progetto.

Nella gestione, sono affiancati da Fabio “Benjamin” Cavagna, bar manager del 1930. Il gruppo è titolare anche di un altro locale meneghino, il Mag Cafè, in Ripa di Porta Ticinese, oltre che di Iter, BackDoor43, Barba e la linea di spirits Farmily.

Flavio, com’è nato il locale?
«Abbiamo aperto il 1930 cinque anni fa, per ringraziare i nostri clienti più affezionati del Mag. È un posto nascosto e negli anni qualcuno ha provato a divulgarne l’indirizzo, un po’ tramite passaparola, ma siamo sempre riusciti a mantenerlo segreto. È celato in un bunker della Prima Guerra Mondiale. Non ci sono insegne, chi entra “sparisce” in un armadio, dietro il quale si nasconde il locale. Qualcuno ha percepito qualcosa, ma poi siamo sempre riusciti a non far diffondere l’informazione».

Molto rappresentativo anche il vostro stile: da baffi e cravatta fino agli outfit che si notano dietro al bancone…
«Sì, ci ispiriamo agli anni Venti. Infatti 1930 non rappresenta l’anno, ma è un gioco di numeri: 1+9+3+0 fa 13, la data in cui apriamo sempre i nostri locali. I posti a sedere, al piano di sopra, sono 30, 19.30 è, generalmente, il nostro orario di apertura. Il 30 è il tram che porta al 1930 e il 19 quello che conduce al Mag».

All'interno del 1930
All’interno del 1930

Come si fa ad accedervi?
«Non serve telefonare al Mag e chiedere l’indirizzo del 1930. Non funziona così. Quando lo riteniamo opportuno, forniamo noi la tessera e le informazioni necessarie per entrare. Ma prima ti dobbiamo conoscere, devi essere nostro amico e dimostrarti, nel tempo, un cliente affezionato. Abbiamo persone che vengono da noi magari 2 o 3 volte a settimana».

E poi quali sono gli altri elementi che considerate?
«Devi avere dei gusti in linea con il 1930. Se ad esempio prediligi vino o birra, non fai parte di quel target. Qui i cavalli di battaglia sono cocktail e distillati. Puoi entrare, certo, prendere un tavolo e ordinare ciò che preferisci, ma non è sufficiente a farsi tesserare».

Quanti sono i vostri tesserati?
«Questa informazione fa parte dei segreti che non divulghiamo».

Qual è l’intento?
«Coccolare i nostri clienti più affezionati, canalizzare la clientela. È un locale curato, con musica dal vivo selezionata. Abbiamo lavorato sulla qualità dei cocktail, invitato belle persone e creato un ottimo giro. Probabilmente anche per questi motivi abbiamo ottenuto il 44º posto nella classifica The World’s 50 Best Bars 2019 (la classifica stilata dagli esperti del settore che premia i migliori bar al mondo, ndr) e siamo riusciti a farci conoscere in Europa».

The World’s 50 Best Bars
disseminata di italianità

È forte la presenza degli italiani nella classifica The World’s 50 Best Bars 2019, graduatoria svelata nelle scorse settimane a Londra e stilata annualmente dagli esperti del settore, che premia i migliori locali del mondo. Una classifica che già conoscete se siete lettori di Mi-Tomorrow. Al primo posto assoluto spicca il bar Dante di New York, ispirato alla tradizione italiana, che ha scalato la classifica dalla nona alla prima posizione.

Anche il Connaught Bar di Londra, che si è piazzato sul secondo gradino del podio, è gestito da bartender italiani, Agostino Perrone e Giorgio Bargiani. Per quanto riguarda i locali che hanno sede nel nostro Paese, tra i primi 50 classificati sono due i cocktail bar italiani: al 44º posto c’è appunto il 1930 e al 50º il Jerry Thomas di Roma.

Se si allarga lo sguardo alle prime 100 posizioni, compaiono anche un altro locale milanese e due capitolini. C’è il Nottingham Forest di Milano, alla posizione numero 86. Il pub di viale Piave figura da oltre dieci anni nelle rinomata classifica. Per Roma, invece, ecco il Drink Kong (82º) e il Baccano (al 70º).


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