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19. 04. 2024 05:58

Corso Magenta, due passi col cuore: da Palazzo Litta al Monastero Maggiore di San Maurizio

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Via Carducci divide corso Magenta in due: la parte più centrale e quella che fino agli inizi del ‘900 portava verso borgo Vercelli, oggi conosciuto come corso Vercelli. Prendendo la parte verso il centro, si incontra via Buttinone e subito un breve tratto di via Terraggio.

Alzando lo sguardo è possibile ammirare il palazzo in corrispondenza del civico 3 e subito dopo, entrando dal portone al numero 5, oltre al giardino è possibile notare un palazzo che nulla ha a che vedere con il resto. È un palazzo che Lodovico il Moro donò a Lorenzo de’ Medici affinché Il Magnifico avesse un alloggio importante durante i suoi possibili soggiorni milanesi.

Riprendendo corso Magenta, ecco Palazzo Litta: committente dell’edificio fu Bartolomeo III Arese, conte di Castel Lambro. Era la prima metà del ‘600 e sembra che le mani sull’edificio preesistente vennero messe dal Richini, ma la morte di questi e il disinteressamento prima e la morte poi dell’Arese rallentarono i lavori per diverso tempo. Anche il successore di Arese non vide la fine dei lavori: morendo senza figli maschi, lasciò tutto alle figlie Elisabetta e Paola che nel frattempo si erano sposate con Pompeo ed Antonio Litta.

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Poco oltre questo gioiello, dall’altro lato della strada ecco il Monastero Maggiore di San Maurizio. Grigio come spesso viene definita anche Milano, esattamente come la nostra città sorprende tutti coloro che vogliono guardare oltre l’apparenza (ed i modi di dire): varcata la porta di quella che oggi chiamiamo semplicemente San Maurizio, è possibile ritrovarsi all’interno di un capolavoro che toglie il fiato ed anche le parole.

Ogni descrizione, per quanto accurata, non potrà mai rendere l’idea. Alcuni la definiscono al Cappella Sistina di Milano: è necessario vederla di persona, aprire gli occhi, la mente ed il cuore.

CI VEDIAMO IN…

Il fascino unico di Casa Atellani

Sorprendente, meravigliosa, affascinante. Ecco quello che si pensa dopo essere entrati a Casa Atellani. Siamo in una splendida dimora quattrocentesca che di se stessa conserva ancora molto e nel giardino rivela un tesoro inestimabile.

Il merito va ancora una volta a Ludovico il Moro che voleva trasformare questa zona in una passeggiata elegante, visto che proprio qui era appena stata costruita Santa Maria delle Grazie. La famiglia Atellani è al servizio del Moro e gode della sua benevolenza. Il rampollo di casa è niente meno che il falconiere personale del Duca. E la casa rispecchia i buoni rapporti. Ovviamente anche per le decorazioni non si bada alle spese: per realizzarle intervengono i massimi pittori presenti in città, tra cui Luini.

La Sala dello Zodiaco, non appena terminata, divenne subito famosa: una meraviglia che viaggiava di bocca in bocca in tutta l’Italia del primo ‘500. Ancora oggi Casa Atellani è splendidamente conservata ed al parco è stato restituito il suo fascino. Su questi terreni, infatti, germogliava la Vigna di Leonardo, regalo personale ricevuto dal Moro. Qui il Maestro si rifugiava pensoso mentre dipingeva l’Ultima Cena.

La vigna arriva intatta fino al 1922. Purtroppo viene cancellata in gran parte per far posto alle case, mentre quella piccola porzione rimasta brucerà in un incendio qualche decennio dopo. Da qualche anno è stata ripiantata dov’era in origine, portando un’antica ventata di fascino ad una città che non smette mai di stupire.

RETROBOTTEGA

Alla Legatoria
Conti Borbone

L’orologio torna indietro al 1874 quando Domenico Conti Borbone aprì la sua bottega in via dei Ratti a due passi dalla Pinacoteca Ambrosiana (non cercate via dei Ratti: non esiste più. Ma dal nome potete capire quale fosse la sua specialità). In seguito la bottega venne spostata dove la troviamo ora, in corso Magenta 31. Da allora non è cambiato solo l’indirizzo, ma anche gli oggetto da rilegare.

Oltre ai libri si sono aggiunte tante novità: gli album di nozze, i raccoglitori e tanti articoli da regalo che, con il sapiente lavoro di Angelo, Gabriele e Gianluca, sono destinati a durare in eterno. Qui si respira l’aria di un tempo che, fuori dal laboratorio, sembra non esistere più: le gestualità con cui ogni pezzo viene lavorato, il profumo dei materiali impiegati e la maestria utilizzata nel compiere ogni azione non deve, però, trarre in inganno.

La bottega è sì storica, ma è anche collegata con il mondo attraverso i social network ed un sito che ha permesso di espandere la clientela in ogni angolo del mondo. L’eccellenza milanese non ha confini.

SE PARLA MILANES

Drizzà i oregg

Drizzare le orecchie, ovvero stare ben attenti a quello che si dice o, se preferite, prestare molta attenzione a chi sta parlando. Un modo di dire che, insomma, non passa mai di moda…


www.mitomorrow.it

milanodavedere.it

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