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27. 07. 2024 03:09

Cantando sotto il Duomo, Lukelly: «La mia città a ritmo di tip-tap»

Il suo nome d’arte è ispirato al divo di Cantando sotto la pioggia. Luca Mattioli è un prof di italiano di Senago che nel tempo libero segue la sua passione per il ballo e il canto: «I miei studenti sono entusiasti»

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Luca Mattioli, ovvero Lukelly, è un insegnante di italiano, storia e geografia. Ma anche un apprezzato ballerino di tip-tap: «La passione è nata quando ero piccolino, grazie ai due grandi attori degli anni ‘50, Gene Kelly e Fred Astaire. Amavo e amo tuttora Cantando sotto la pioggia, Un americano a Parigi, tuttavia solo qualche anno fa, quando frequentavo l’università, ho iniziato a studiare tale danza, da autodidatta e tramite lezioni online. Ho imparato a casa e da solo quello che oggi propongo».

 

Lukelly: «A Milano all’inizio sentivo una pressione interna, un pubblico particolarmente esigente. Ma non è vero, la verità è che se sei bravo, vieni premiato»

Perché Lukelly?
«Da Gene Kelly, che mi ha ispirato e fatto innamorare di quel personaggio. Ho unito il mio nome, Luca, col suo cognome».

Quando si è esibito per la prima volta a Milano?
«Nell’autunno del 2021. Ero in Duomo. Fu una sensazione forte, fino ad allora avevo presentato il mio show solo al mare, in un contesto forse più semplice, davanti a persone che pensavo essere maggiormente predisposte. A Milano fu la mia prima volta in una grande città, mi vergognavo molto, ero da solo, covavo dentro di me la paura di non essere all’altezza. Sentivo questo salto, dalla piazzetta a un palcoscenico prestigioso che pretende tu sia più bravo della media per potersi esibire».

Ma evidentemente andò bene.
«Sì, in generale ricevo sempre tanti complimenti. Capisco di essere maggiormente apprezzato soprattutto dalle famiglie, dagli anziani e dai bambini, che a volte provano a imitarmi ballandomi vicino. Il mio è un richiamo classico, di chi si ricorda certi tipi di film».

Tutto è preparato nei dettagli.
«Certo: basi, microfono ad archetto, cappelli, bastoni, ombrello, frac, papillon, giacche colorate che cambio di continuo. La mia esibizione dura al massimo un’ora e mezza, non mi fermo mai, spreco tantissima energia. D’estate esco sempre dopo cena, d’inverno va benissimo durante il giorno».

Dove si è esibito a Milano?
«In centro: Duomo, corso Vittorio Emanuele, piazza dei Mercanti, Cordusio».

Che differenze ha trovato con altre città?
«In realtà è un qualcosa che sento dentro di me, una percezione diversa. Milano è una delle città più importanti d’Italia, all’inizio sentivo una pressione interna, un pubblico particolarmente esigente. Ma non è vero, la verità è che se sei bravo, vieni premiato».

Le offerte che riceve sono generose?
«A livello economico esiste una bella gratificazione. Guadagno 1,50, 2.00 euro al minuto. Non è poco. Ci sono le volte in cui va meglio, altre peggio. Ma mediamente torno a casa sempre con 100, 150 euro per ogni esibizione. È una ulteriore motivazione, oltre che un introito che mi permette di arrotondare il mio stipendio. La strada mi piace, ma spero presto di potermi esibire in modo continuo in qualche piccolo teatro. Per stancarmi meno, ma soprattutto per confrontarmi con un pubblico seduto, che è venuto appositamente per vedere me e quello che so fare. E quindi non è solo di passaggio».

Come hanno reagito i suoi alunni quando hanno scoperto la sua arte?
«Bene! Mi hanno scoperto, vedendo anche le esibizioni su Instagram, a proposito vi invito a fare lo stesso se non potete passare dal centro di Milano. Sono rimasti tutti quanti stupiti, hanno preso la cosa molto positivamente. Poi sono stato il primo ospite della prima edizione del programma di Nek Dalla strada al palco, oltre a partecipare anche a I soliti ignoti. Non sono ancora venuti a vedermi dal vivo, ma mi hanno detto che lo faranno. Aspetto tutti con piacere».

È più difficile insegnare o esibirsi?
«Insegnare. Quando ballo, cambia il pubblico, io mi aggiorno, ma molti pezzi sono sempre gli stessi. A scuola invece c’è la gestione della classe, gli argomenti da trattare, le varie problematiche: ci sono più variabili, più imprevedibilità. Quando mi esibisco sono io a determinare il tutto, a scuola è diverso».

Chi è

Professore in una scuola media di Senago, in provincia di Milano, durante la settimana, artista (soprattutto) durante il weekend. Luca Mattioli, 29 anni da compiere, è abilitato all’insegnamento sino alle superiori grazie alla laurea in lettere conseguita all’Università di Torino nel 2021 e nel contempo già si esibisce in varie città come ballerino di tip-tap. In arte Lukelly, riproduce anche sequenze e scene originali dei film classici di Hollywood, il che significa che oltre a danzare riesce pure a cantare in tali contesti. Recentemente ha ideato due spettacoli teatrali che sta cercando di proporre. Uno, dal titolo Tip-tap story, racconta l’evoluzione del tip tap attraverso la riproduzione di balletti e canti originali tratti per lo più dai film di Gene Kelly e Fred Astaire. Il secondo si chiama invece Alle prime armi, una storia originale, dove Luca recita anche, unendo quindi tutte e tre le sue arti, in una rappresentazione divisa in due parti, sullo sfondo della guerra, dove si passa da una sfera drammatica a quella più gioiosa di un passato malinconicamente felice.

Qual è la piattaforma

Open Stage (theopenstage.it) è la piattaforma dove ogni artista di strada può prenotare la sua postazione con relativo slot della durata di un paio di ore per essere in regola con le esibizioni a Milano. Sostanzialmente, si legge sul relativo sito, si tratta di «una soluzione unica per controllare il database di artisti e impostare le regole personalizzate per ogni luogo tramite il pannello di controllo». La stessa postazione può essere prenotata per più giorni consecutivi, ma non per più slot consecutivi. Se qualcuno quindi vuole esibirsi per mezza o tutta una giornata a Milano, ogni due ore dovrà cambiare la propria postazione.

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