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26. 04. 2024 04:28

Lettera a Milano, un atto d’amore per la città: «L’anima più vera all’ombra della Madonnina»

Con Lettera a Milano, Lorenzo Valentino raccoglie le suggestioni di tanti milanesi illustri. E non solo

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Un volume di 256 pagine edito da Jaka Book, illustrato dalle suggestive opere di Marina Previtali e contenente 52 lettere scritte alla città da altrettanti personaggi, rappresentativi dei più diversi ambiti artistici e professionali: dallo chef Davide Oldani al critico d’arte Flavio Caroli, dalla regista Andrée Ruth Shammah all’architetto Stefano Boeri, dal poeta Milo De Angelis al filosofo Salvatore Veca, di cui Milano piange ancora la recente scomparsa.

Si chiama Lettera a Milano la raccolta di missive curata dallo scrittore e giornalista Lorenzo Valentino, un atto d’amore profondo per la città che coinvolge anche il tentativo dichiarato dall’artista delle opere, Marina Previtali, di «rappresentare l’anima vera di Milano».

Lettera a Milano, 52 lettere per la città della Madonnina

Valentino, quando nasce Lettera a Milano?
«Le lettere sono state scritte nel periodo stretto di pandemia, da marzo 2020 fino all’inizio del 2021. Fanno riferimento a questi aspetti inquieti che traspirano, anche se non condizionano gli esiti finali, perché la visione d’insieme è ottimistica: un recupero memoriale di ciò che Milano è ed è stata, ma anche l’energia interiore che Milano è in grado di esprimere. Il capitale che rappresenta nel suo genoma e da cui trarre ispirazione».

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Racconta una Milano che rinasce?
«Una Milano ferita, che riesce a raccogliere lo sprone e attinge alle proprie risorse da queste intelligenza colorata, liquida e frutto del concorso di più saperi, che provengono dai luoghi più disparati: questa è la cifra che le dà valore».

Quali aspetti di Milano vuole mettere in evidenza?
«Senza lasciarsi attrarre dalle bellezze esteriori, con la tipica discrezione milanese, il libro esalta voci ospitali e in ascolto che ci introducono in un ambiente familiare per interrogare i luoghi della confidenza: il proprio spazio domestico, lo studio professionale, ma anche i luoghi dell’intrattenimento, della passione, dell’amore».

Il luogo più particolare?
«Molte lettere sono scritte da chi abita nelle periferie, quartieri contrassegnati da vitalismo energico, in cui manca una connotazione identitaria perché sono un melting pot dove coabitano palesi contrasti evidenziati da tensioni sociali. Ma parliamo di realtà vive, a fronte di un centro disamorato della socialità, spopolato, vuoto: questo impone a chi di dovere di ricomporre questo strappo in un’ottica di reale rigenerazione urbana».

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