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29. 03. 2024 13:52

Rita & Cocktails, vent’anni in un drink sui Navigli: «Tempo e fatica, ma ne è valsa la pena»

Un mese di grandi festeggiamenti per il cocktail bar sui Navigli, che ha visto passare mode e cambiamenti della città

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Cambiare nel tempo, restando se stessi. Questo il fil rouge per i vent’anni di Rita & Cocktails, storico locale milanese fondato in una traversa del Naviglio Grande da Edoardo Nono e Gianluca Chiaruttini. Un mese di grandi festeggiamenti per il cocktail bar, che ha visto passare mode e cambiamenti della città. Nono, immerso nei preparativi di questo periodo speciale, racconta di un grande viaggio lungo due decadi. Che prosegue, naturalmente.

Rita & Cocktails, vent’anni sui Navigli

Com’era aprire un locale sui Navigli nel 2002?
«Era molto diverso da oggi: c’erano più ristoranti consolidati che bar e una frequentazione meno di massa. Allora abbiamo fatto una scommessa, aprendo in una zona un po’ nascosta del Naviglio, dove non c’erano altri locali. Proprio l’essere in una posizione più defilata ci ha permesso di coltivare una clientela più selezionata. C’è voluto tempo e fatica, ma ne è valsa la pena».

Chi è oggi il cliente del Rita?
«Negli anni il nostro frequentatore si è rinnovato, ma noi siamo rimasti coerenti alle nostre scelte iniziali. Ad esempio, non abbiamo mai proposto l’aperitivo a buffet e inizialmente questo ha diviso la clientela: c’era chi apprezzava e chi non ne voleva proprio sapere. Oggi, comunque, l’apericena sui Navigli non è più di moda come prima. E poi molti dei nostri clienti della prima ora hanno messo su famiglia: spesso ci capita di vedere i figli dei frequentatori di vent’anni fa».

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C’è qualche momento particolare che ricordi di questi anni?
«Ci sono stati due tappe fondamentali: la prima nel 2005, quando abbiamo comprato il locale di fianco per raddoppiare la superficie. Veder cadere quella parete è un ricordo indelebile: ha dato al bar un respiro diverso. La seconda risale tra il 2015 e 2016, quando abbiamo rifatto il bancone centrale che caratterizza il Rita: oggi, finalmente, il locale ci rappresenta. Il progetto iniziale era dettato anche dalle poche risorse a disposizione, ora è frutto di un disegno coerente e ragionato».

Dal bancone del Rita, come hai visto cambiare la città in questo ventennio?
«Il periodo di Expo 2015 è stato meraviglioso e indimenticabile: ha trasformato una città con vocazione prettamente business e un po’ seria in una turistica con tanta gente di passaggio. Non solo l’architettura, ma proprio l’energia che si respira è mutata. Sono arrivato in città già da adulto e Milano mi ha accolto, ma mai come ora sento di farne parte: mi ha affascinato».

Sono cambiati i gusti dei milanesi in fatto di cocktail?
«La proposta dei locali segue una serie di mode che sono anche imposte più dalla continua necessità di rinnovare dei gestori. Le persone cambiano molto lentamente: forse c’è solo un 10% di fanatici della mixology che va a caccia della novità, come per la cucina o per altri settori. Bisogna saper cambiare per rendere tutto stuzzicante, senza stravolgere».

Cosa non può mancare?
«Milano resta la città dell’aperitivo, dunque c’è sempre una proposta che gioca sui bitter e i vermouth. Partendo dalla base del Negroni e dell’Americano si riesce sempre a conquistare il cliente. Fondamentale, poi, è la freschezza del drink e la componente citrica: ho sempre considerato l’agrume determinante nella mia miscelazione. Spremo in media due tonnellate all’anno di lime!».

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