Al Pini un nuovo laboratorio per i malati di Parkinson

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Studiare e comprendere meglio le problematiche legate al controllo posturale e locomotorio nei pazienti affetti da malattia di Parkinson, ma anche proporre e monitorare nuove strategie terapeutiche e riabilitative specifiche per ogni tipo di sintomo, attraverso la stimolazione celebrale profonda, definita “di tipo adattativo”.

Sono questi gli obiettivi del nuovo Laboratorio di analisi del movimento italiano inaugurato nella sede dell’Asst Gaetano Pini-Cto di Milano e realizzato in collaborazione con l’ospedale universitario di Würzburg e il Centro Parkinson e parkinsonismi del Gaetano Pini.

Nel nuovo centro adesso è possibile effettuare un’analisi specifica e mirata del cammino: una valutazione cinematica (lunghezza e velocità del passo) viene infatti affiancata da valutazioni dinamiche (reazioni di forza con il terreno), elettromiografiche ed elettroencefalografiche.

I pazienti che si rivolgono alla struttura vengono invitati a camminare in ambienti di realtà virtuale immersiva che riproducono situazioni della vita quotidiana ad alto rischio per la comparsa di gravi problemi motori come il freezing della marcia o la comparsa di cadute. La malattia di Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale. Insorge solitamente intorno ai 60 anni, anche se nel 5-10% dei casi può esserci un esordio prima dei 40 anni. Nel nostro Paese si stima che siano circa 300mila le persone colpite ma è una stima per difetto.

«La prevenzione delle cadute è proprio uno degli obiettivi principali della nostra attività di ricerca. Si tratta infatti di un evento temibile che può portare a fratture, ospedalizzazione, ridotta autonomia e scarsa qualità di vita per il paziente e per il suo caregiver – spiega Ioannis U. Isaias, docente di Neurologia all’università di Würzburg –.

Stiamo quindi cercando di migliorare le strategie terapeutiche non farmacologiche sperimentando nuovi dispositivi di stimolazione cerebrale profonda (o Deep brain simulation) di tipo adattativo che permettono una modulazione in base alle esigenze cliniche individuali del paziente e alle varie attività quotidiane. Parallelamente stiamo sviluppando anche nuovi metodi di programmazione computerizzata di questi neurostimolatori per un trattamento personalizzato».

Questa linea di ricerca iniziata in Germania viene adesso avviata anche nel nuovo laboratorio italiano utilizzando questi nuovi dispositivi, che sono in grado di stimolare e contemporaneamente registrare l’attività delle aree cerebrali impiantate. «Si tratta di un’importante innovazione tecnologica poiché soltanto monitorando in modo molto preciso il deragliamento dell’attività neurale correlato a ciascun sintomo della malattia di parkinson, potremo mettere a punto neurostimolatori di tipo adattativo realmente efficaci», conclude Isaias.

«Più possibilità di diagnosi precoce»
Pezzoli, Fondazione Grigioni: «Occhio a tutti i sintomi»

Una struttura sofisticata, innovativa e unica nel suo genere potrebbe cambiare, migliorandola, la vita di molti malati affetti dal morbo di parkinson. «Uno degli impegni della nostra Fondazione si è concretizzato proprio nella realizzazione di questo centro all’interno dello stesso ospedale nel quale si trova il Centro Parkinson – spiega Gianni Pezzoli, presidente Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson e già direttore del Centro Parkinson e parkinsonismi dell’Asst Gaetano Pini-Cto –.

Questo laboratorio è stato realizzato con l’obiettivo di acquisire nuove conoscenze relative ai disturbi motori, in particolar modo il freezing della marcia, uno dei sintomi più gravi e invalidanti della malattia di Parkinson, al fine di fornire ai pazienti un trattamento e una modalità riabilitativa sempre più personalizzata». Un impegno fondamentale, visti i numeri che riguardano la patologia in Italia. «Considerando il progressivo invecchiamento della popolazione, pensiamo che le persone affette siano circa 450mila. Sono cifre che sottolineano ulteriormente l’impatto clinico e sociale della malattia di Parkinson e dei parkinsonismi – conclude Pezzoli –.

L’identificazione precoce dei sintomi diventa cruciale quindi per una diagnosi e un intervento sempre più tempestivo: ci sono evidenze che ci suggeriscono che per esempio anche sintomi non motori come la riduzione o l’abolizione dell’olfatto, che colpisce circa il 50 per cento dei pazienti parkinsoniani, o il disturbo comportamentale in sonno Rem caratterizzato da manifestazioni di agitazione motoria, siano predittivi di malattia».


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