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26. 04. 2024 08:41

Si accendono le speranze per il vaccino anti-Covid. Laurenti (Cattolica): «Ottime notizie, ma servono più certezze sulla sicurezza»

Patrizia Laurenti della Cattolica in un'intervista esclusiva per Mi-Tomorrow fa il punto sul vaccino anti-Covid

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Le speranze di tutto il mondo sono concentrate sugli Stati Uniti, precisamente sulla multinazionale Pfizer che ha annunciato l’imminente arrivo di un vaccino contro il Covid 19. Un farmaco che sta completando l’ultima fase di sperimentazione e che, ad oggi, si ritiene efficace nel 90% dei casi.

Poi è arrivato anche l’annuncio di un’altra farmaceutica americana, Moderna, che avrebbe in mano un vaccino efficace al 94,5%. «E’ una notizia estremamente positiva. Adesso occorre organizzarsi al meglio nel Paese per avviare la campagna di acquisto, stoccaggio e somministrazione». Come spiega Patrizia Laurenti, docente di Igiene generale e applicata dell’università Cattolica.

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Patrizia Laurenti
Patrizia Laurenti

«Occorre premettere che la fase 3 di sperimentazione non è ancora conclusa. Se l’azienda afferma che il vaccino è efficace al 90% dice una cosa forte, evidentemente ha tutti gli elementi per farlo. E’ comunque verosimile che sia così perché la sperimentazione sta andando avanti molto velocemente».

Quanti sono i vaccini allo studio adesso?

«Sul sito dell’Oms ci sono 47 vaccini iscritti e candidati. Anche quello di Moderna, americano come quello di Pfizer, è molto avanti».

Le aziende corrono per arrivare prima?

«In parte sì, anche se credo ci sarà spazio per tutti perché occorreranno milioni di dosi in tutto il mondo».

Secondo lei il vaccino è davvero affidabile?

«Rappresenta sicuramente un’ottima notizia, anche se occorrono più certezze relativamente alla sicurezza. Una situazione come questa potrebbe accelerare troppo il via libera da parte delle agenzie preposte alle autorizzazioni. Non possiamo avere fretta, per quanto la situazione richieda una certa urgenza».

Come funzionerà questo vaccino?

«Si tratta di’ un vaccino a Rna, cioè acido nucleico sintetizzato in laboratorio. Una volta iniettato nel paziente induce la produzione di proteine simili a quelle del virus, contro le quali il sistema immunitario inizia a creare anticorpi specifici e protettivi. Si tratta di una modalità normalmente sicura. Il fatto che il farmaco si dimostri efficace al 90% è meraviglioso, se si considera che i vaccini antinfluenzali attualmente usati lo sono al 70%».

Quando arriverà in Italia?

«Le prime dosi dovrebbero arrivare a gennaio. Ma dovranno essere molto chiari gli accordi fra Nazioni e case farmaceutiche. Sarà invece una scelta politica l’individuazione delle categorie che avranno la priorità».

Quali dovrebbero essere secondo lei?

«I primi ad averlo dovrebbero essere gli operatori sanitari, seguiti da cittadini più fragili. E cioè anziani e malati».

Quante dosi arriveranno inizialmente in Italia?

«Al momento si parla di tre milioni 400mila, che però copriranno solo un milione 700mila persone, perché occorrono due dosi a testa somministrate con un intervallo di tre settimane. Se pensiamo che gli anziani nel nostro Paese sono circa venti milioni, ci rendiamo conto che la strada è molto lunga».

Quando saranno vaccinate tutte le fasce deboli?

«Potrebbero volerci diversi mesi. Per questo sarà importante programmare e organizzare acquisto, conservazione, distribuzione e somministrazione in modo impeccabile. Andrà inoltre fatta una buona preparazione con l’individuazione di spazi, strutture e personale preposto alla campagna vaccinale».

L’Italia potrebbe mostrarsi impreparata?

«Credo e spero di no, perché la posta in gioco è troppo alta per sbagliare».

Adesso come si procederà per arrivare al prodotto definitivo?

«Il vaccino è nella terza e ultima fase di sperimentazione, che dovrebbe concludersi entro qualche settimana. In caso di esito positivo comincerà l’iter di autorizzazione da parte delle agenzie regolative negli Stati Uniti e nell’Unione europea. Se arriverà il via libera partirà la produzione a livello industriale e la distribuzione ai vari Paesi. Ecco perché i territori dovranno organizzarsi bene e per tempo».

Basterà andare in ospedale o dal medico curante per vaccinarsi?

«Non credo sarà sufficiente, vista la mole di richieste. Credo dovranno essere organizzati tendoni e tensostrutture ad hoc. E tutti, Regioni, Comuni e Asl, dovranno coordinarsi al meglio».

Quando saranno vaccinati tutti gli italiani fragili?

«Si arriverà a questo risultato solo se tutto sarà organizzato al meglio. La speranza è di completare questo iter entro l’estate».

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