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24. 04. 2024 03:37

Vaccino covid obbligatorio, Abrignani “Favorevolissimo”

"Dovrebbe essere un dovere di un Paese che tiene alla sanità pubblica avere l'obbligo vaccinale"

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L’immunologo dell’Università Statale di Milano e membro del Cts, Sergio Abrignani, si dichiara favorevolissimo al rendere il vaccino covid obbligatorio.  Le sue sono parole che non lasciano scampo ad un’errata interpretazione e che, anzi, fanno capire l’importanza del vaccino in questo momento storico: «Sono favorevolissimo, proporrei da subito l’obbligo vaccinale per tutta la popolazione – le sue parole ai microfoni di Sky Tg24 – sono mesi che dico che con una pandemia di questo tipo, che ha già fatto 130mila morti, ha una letalità del 2% ed uccide il 3/4% degli ultra sessantenni non vaccinati, dovrebbe essere un dovere di un Paese che tiene alla sanità pubblica avere l’obbligo vaccinale».

Vaccino covid obbligatorio, il pensiero di Sergio Abrignani 

Abrignani poi prosegue: «Probabile forse che si andrà, per motivi più politici che scientifici, verso obblighi per fasce: magari verrà vaccinata in modo obbligatorio tutta la parte di popolazione che lavora nel pubblico o che ha contatti con il pubblico. Però se lo si chiede a chi si occupa di malattie infettive o immunologia non può che dire che il miglior modo di contenere una malattia infettiva è sicuramente la vaccinazione di massa, e questa la si raggiunge con l’obbligo vaccinale».

Un’estate 2021 non catastrofica grazie ai vaccini 

La Food and drug amministration (Fda), vale a dire l’ente  governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d’America, ha approvato l’uso del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech dai 16 anni in su e questo potrebbe accelerare l’ipotesi di un vaccino covid obbligatorio. «Grazie ai vaccini l’estate non è catastrofica – prosegue Abrignani – è una situazione che richiede molta attenzione, ma non panico, perché ci sono alla fine meno infezioni di quello che ci aspettavamo e di quelle che si sono viste in paesi con la stessa variante, lo stesso tipo di turismo, lo stesso numero di vaccinati. Consideriamo anche che c’è stata una sottostima, che possiamo avere sulle infezioni, di due/tre volte. Non è andata dunque così male, probabilmente perché il picco delle infezioni, da metà luglio ad agosto e quindi nei mesi in cui si sta di più all’aperto, è coinciso con la maggior diffusione della variante delta che è arrivata a saturazione».

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