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28. 04. 2024 16:37

Zero5, ecco la cooperativa d’eccellenza che dà «lavoro e speranza alle ragazze madri»

La cooperativa si occupa di bambini e famiglie in difficoltà. Questo weekend organizza laboratori e animazioni

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Il mondo del sociale, che acquista un nuovo tassello come Zero5, rappresenta una delle eccellenze della città anche se non riscuote clamore mediatico. Eppure si tratta di un ambito fondamentale per Milano, il cui corpo sociale tende a invecchiare (un quarto sopra i 65 anni), ma che presenta non poche fragilità sin dalle età più giovani, come testimoniamo i tanti episodi di disagio emersi nelle scuole. Senza l’operato di associazioni private, sostenute dal pubblico e da fondazioni private, sarebbe arduo offrire una risposta a tutti i bisogni che emergono.

La cooperativa Zero5 si occupa di bambini e famiglie in difficoltà con aiuti personalizzati

Tra le tante in azione c’è Zero5 – Laboratorio di Utopie Metropolitane Cooperativa Sociale, un’associazione che concentra il proprio impegno su minori e le famiglie. In particolare si occupa di progetti educativi che sostengono i bambini e i ragazzi nel loro percorso di crescita aiutandoli a riconoscere le proprie capacità, a svilupparne di nuove, ad avere fiducia in se stessi e a stare bene con gli altri. Al tempo stesso sostiene i genitori nella gestione del loro ruolo educativo attraverso attività di formazione, consulenza e orientamento.

Come tante altre associazioni Zero5 ha instaurato un rapporto di collaborazione con le scuole e le istituzioni in modo particolare per aiutarle nell’ascolto dei problemi dei bambini e dei ragazzi e contribuire a superare le difficoltà che incontrano. Con questo spirito sono tanti i progetti messi in campo per raggiungere l’obiettivo ultimo, ovvero “il rinnovamento sociale che passa attraverso la consapevolezza che ogni persona può essere socialmente attiva nelle scelte e promuovere la propria autodeterminazione nella comunità”.

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Stasera alle 18.00 Zero5 presenterà i suoi laboratori all’interno del Summer Festival di Rozzano, mentre domenica nel parco giochi del quartiere Chiesa Rossa organizzerà il Summer party con giochi e animazioni.

 

 

 

Sozzi, coordinatrice del progetto In Bloom di Zero5: «Costruiamo percorsi personalizzati per ragazze dagli 11 ai 21 anni»

Zero5

Assistere, orientare, dare una speranza a chi è diventata mamma troppo presto. E’ il compito che si è assunto da due anni il progetto In – Bloom, giovani mamme in fiore di Cooperativa Zero5- Laboratorio di Utopie Metropolitane. Ne parliamo con la coordinatrice Francesca Sozzi.

Come nasce a Milano il progetto In – Bloom?
«Da una richiesta di aiuto espressa da Margherita Moioli, referente del S.A.G.A., il Servizio di accompagnamento alla genitorialità in adolescenza degli ospedali Santi Carlo e Paolo di Milano».

Con quale modalità vi ha chiesto di intervenire S.A.G.A.?
«Il S.A.G.A. prende in carico le ragazze che restano incinta in una fascia d’età tra gli 11 ai 21 anni, dal momento della gravidanza sino ai due anni post partum. Le dottoresse avevano la necessità di qualcuno che seguisse le neo mamme fuori dal contesto ospedaliero e portasse avanti il percorso intrapreso anche dopo questo primo periodo».

Ci sono ragazze che sono in attesa di un bambino anche a 11 anni?
«A volte, anche se In – Bloom, fino ad oggi, ha attivato tutoraggi per mamme dai 14 anni d’età».

Dove vivono le ragazze?
«Le situazioni sono molto diverse l’una dall’altra: alcune alloggiano in case famiglia, altre vivono con il nucleo d’origine, altre ancora con il compagno».

In cosa consiste il vostro lavoro?
«Costruire un percorso per ogni ragazza, è un tutorato ad personam».

In concreto?
«Ci occupiamo di fare avere un posto al nido per il figlio, di assicurare la continuità degli studi per chi li ha intrapresi oppure curiamo il loro inserimento nel mondo del lavoro tramite la formazione».

Qual è il vostro approccio?
«Non bisogna entrare troppo nella loro vita, dobbiamo cercare di intuire i bisogni e lavorare sulla loro autostima: è un lavoro che va fatto passo dopo passo, è un accompagnamento che finisce quando non è più necessario».

Le difficoltà più grandi?
«Sono sfuggenti, vogliono partecipare ma poi eludono gli appuntamenti, non sono costanti».

Dove avvengono i vostri incontri?
«Tocca a noi raggiungerle, ci sono vari centri in città che dove possiamo vederci, quando diventa difficile incontrarci facciamo le videochiamate, è importate mantenere la continuità del rapporto».

Di quante ragazze vi occupate?
«Ogni anno ne arrivano circa 25».

Provengono tutte da contesti problematici?
«In genere sì».

Sono straniere?
«Per metà, in particolare sudamericane, mentre l’altra metà è costituita da italiane».

Com’è organizzato il progetto In – Bloom?
«E’ nato due anni fa, nel 2021. E’ un progetto sperimentale di tre anni e si regge sulla collaborazione del S.A.G.A, l’ospedale San Paolo, la Fondazione Azimut e ovviamente la cooperativa Zero5».

Avete altri sostegni?
«Sviluppiamo partenariati con alcune società per l’inserimento delle ragazze sul lavoro».

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