Diodato all’Ariston con Fai rumore

Milano, mi hai dato una marcia in più

Diodato torna al Festival con un brano dal grande potenziale, che parla di incomunicabilità e grida di dolore come mai prima d’ora: il successo di Adesso nel 2018 fa da apripista a Fai rumore.

 

E il cantautore pugliese, classe 1981, ha le idee molto chiare: «È un brano che parla della volontà di bruciare quei silenzi che a volte amplificano le distanze tra le persone. È giusto far sentire la propria voce e far arrivare la propria umanità. Sanremo ti dà la possibilità di raccontare musicalmente quelle sensazioni».

Perché si va sempre più verso l’incomunicabilità?
«Il mondo che conosciamo sta cambiando, il rapporto tra le persone è condizionato da questi nuovi mezzi di comunicazione che abbiamo. Cerchiamo di rendere tutto più semplice e questo sta complicando i rapporti: spesso è più facile manifestarsi attraverso i social piuttosto che incontrarsi e confrontarsi. Mancano i confronti, che non sono scontri».

In che senso?
«Si tende sempre ad urlare, invece dobbiamo abbassare i toni e provare a trovare una soluzione e manifestare le differenze. Questo caos non aiuta il mondo, dobbiamo diventare più educati nell’utilizzo dei mezzi».

Parli di «vita meravigliosa», ma a che punto sei con il disincanto?
«La meraviglia arriva nonostante le difficoltà e il dolore: questo viaggio è incantevole e vale la pena viverlo. L’album (Che vita meravigliosa fuori a San Valentino, ndr) lo racconta: la parte fondamentale è data da questa sospensione, da una riproduzione della vita che sembra una piscina contrapposta al mare, asettica e sospesa. Quando creiamo il nostro piccolo mondo, dove siamo al sicuro, arriva sempre qualcosa di imprevedibile. Nel bene e nel male, sconvolge tutto e, dopo questi grandi avvenimenti che ho vissuto anch’io, si può tornare a sorridere. Poi si continua a navigare. Ed è comunque meraviglioso».

Consigli pratici: come ti sei preparato a Sanremo?
«A Sanremo si parla tantissimo e questo non aiuta, fai tante interviste e perdi la voce. In qualche modo devi trasformare quella tensione del palco in energia positiva. Serve anche bucare il filtro della televisione e farsi trasportare dall’onda emotiva».

Poi sabato, l’atto liberatorio…
«Sabato si fa festa come sempre, comunque vada».

Hai valutato che possa andare “diversamente” dalle altre volte?
«Ovvero?».

“Diversamente”…
«Se ho capito quello che vuoi dire, come sai non mi è mai successo, ma se volete farmi provare lo faccio volentieri (ride, ndr). Dovesse capitare, ci godremo anche questa. Dopo un’emozione del genere, festeggerei ancora di più. Non sono un tipo competitivo, ma sono pronto a vivere ogni genere di emozione».

A Milano ti ritroveremo il 22 aprile, all’Alcatraz. Che città è per te?
«Una città che mi ha dato tanto: venivo da diversi anni vissuti a Roma e avevo bisogno di un cambio. Milano mi ha dato una marcia in più e mi ha donato ciò che stavo cercando: c’è un mood positivo. È la prima volta che mi capita, è una realtà culturalmente molto viva e attenta. Cerca di riprodurre le cose positive che succedono altrove. Da “terrone”, sono molto felice di essere qui».


In gara con
Fai rumore

Cover
24 mila baci con Nina Zilli

A Milano
il 22 aprile all’Alcatraz
20 euro su ticketone.it

«Non ho mai scritto un testo per Sanremo, non ho mai ragionato in quel senso lì. Quando è nato questo brano l’ho portato al massimo delle sue possibilità e ho pensato di trasmettere un messaggio sul quel palco».