Maxime Mbandà: «Io, canterano milanese del rugby»

maxime mbanda
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È domenica, al Giuriati piove, fa freddo e su un campo che è un’enorme pozza di fango CUS Milano e Parabiago stanno giocando un derby che finirà in assoluta parità, 20 a 20: sugli spalti Maxime Mbandà, numero 8 della Nazionale (16 caps).

Il rugby lo ha scoperto a Milano, in terza elementare. Tre bambini che ci giocavano l’hanno visto bello piazzato (faceva nuoto) e gli hanno detto: «Dai, vieni a provare!». Da allora non si è più fermato. Correva l’anno 2000.

Sei qui per il derby?
«Certo, il derby di serie A è molto sentito. In più nel CUS giocano molti miei ex compagni e appena posso vengo a tifare per loro».

Come ti è sembrata la partita?
«Abbastanza tirata. Quando sono arrivato all’inizio del secondo tempo vincevano, poi hanno pareggiato. Ora si giocheranno la partita decisiva per restare in serie A con Settimo Torinese: hanno 2 settimane per prepararla al meglio».

I tuoi, di obiettivi?
«Fra due settimane gioco l’ultima partita di campionato con Treviso che cerca un risultato importante, l’accesso ai playoff del PRO 14. Noi (Le Zebre, ndr) cercheremo di fermarli. Nel pieno spirito sportivo daremo il massimo in campo, poi la mia testa sarà ad un’eventuale convocazione per il mondiale».

A settembre in Giappone.
«Sì. Namibia, Canada, Sudafrica e All Blacks, un girone difficile. La partita decisiva, senza sottovalutare le altre, sarà con il Sudafrica. Abbiamo tre mesi per prepararci».

Com’è lo spirito della squadra dopo l’ultimo 6 Nazioni?
«Abbiamo avuto più opportunità di portare a casa la partita. Penso a Francia, Irlanda e Galles. Ovviamente perdere è frustrante, ma non ci tiriamo mai indietro altrimenti non giocheremmo a rugby, che è uno sport dove la resilienza ha come base il sapersi rialzarsi dopo la caduta. Quindi daremo il massimo per portare a casa la qualificazione, risultato che non tutti si aspettano».

Le ragazze sono andate forte.
«Nel 6 Nazioni hanno centrato il secondo posto e ora sono seste nel ranking. Ci siamo complimentati con loro, sono state spettacolari e hanno ampiamente dimostrato che anche il rugby è uno sport per tutti, uomini e donne».

Da Milano in quattro siete arrivati ad indossare la maglia azzurra…
«Siamo cinque: con me Simone Ferrari, Luca Morisi, Simone Ragusi e Simone Rossi che vinto lo scudetto lo scorso anno con il Petrarca e ora è tornato a giocare nell’ASR. Siamo tutti prodotti della cantera di Milano».

Ne sei orgoglioso?
«Assolutamente. Rappresentare la città dove sono cresciuto è un grande onore».


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