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29. 03. 2024 11:17

Open Day sulla Boccia Paralimpica, l’atleta Perrone: «Sta rinascendo un movimento»

Open day sulla Boccia Paralimpica a Lacchiarella: a seguire i ragazzi, l'atleta milanese Mauro Perrone

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Si terrà domani a Lacchiarella alle 10.30 l’Open Day sulla Boccia Paralimpica organizzato da Fondazione Ariel – Centro disabilità neuromotorie infantili, realtà presente dal 2003 per rispondere ai bisogni delle famiglie di bambini con Paralisi Cerebrale Infantile e altre disabilità neuromotorie: l’occasione è un invito aperto a tutti alla conoscenza dello sport inclusivo che vede coinvolta, per la prima volta, anche la disabilità più grave come la tetraplegia, una paralisi che coinvolge tutti e quattro gli arti e il torso.

L’ingresso è libero per tutti i ragazzi dagli 8 anni in su con disabilità neuromotorie, insieme a genitori ed accompagnatori, con prenotazione a fondazione.ariel@humanitas.it. Alla guida dell’open day, l’atleta paralimpico milanese Mauro Perrone.

Mauro Perrone racconta l’Open day sulla Boccia Paralimpica

Lo scopo del gioco è lo stesso delle bocce classiche?
«Esatto: bisogna avvicinare quante più bocce del proprio colore, rosso o blu, alla boccia bianca, il jack. La differenza sta nei materiali utilizzati e negli spazi in cui si pratica, tutti adatti a persone con disabilità fisica grave che praticano questo sport in carrozzina. Avvicinare i bambini è importante per permettere loro di acquisire maggiore autonomia».

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E lo scopo “etico”?
«La boccia può rappresentare un percorso simile ad una fisioterapia per gli atleti affetti da paralisi cerebrale, impegnati a lanciare la boccia in un determinato punto con un enorme sforzo richiesto. Prima di impegnarmi nella boccia mi occupavo di atletica: il lancio del peso era di gran lunga meno impegnativo della boccia, qui il livello di concentrazione richiesto è massimo».

Com’è essere l’unico atleta italiano ad aver partecipato a un mondiale?
«È stata una grande soddisfazione. Ho partecipato al mondiale del 2018 qualificandomi nei primi 32 del ranking mondiale, il mio unico rammarico è che a Liverpool non ho potuto dare il meglio a causa di un problema fisico. Spero che questo mio record venga battuto presto da altri atleti italiani».

Cosa manca a questa disciplina per essere seguita anche dal grande pubblico?
«Oggi viene praticata da oltre 60 paesi al mondo e viene riconosciuta alle Paralimpiadi. In Italia stenta a decollare, ma dobbiamo avere pazienza. Si tratta di uno sport giovane, in due anni, ha trovato forza nella forte curiosità nei ragazzi: nonostante la pandemia, da 15 squadre a livello nazionale siamo passati a 30. Il movimento sta rinascendo dal basso».

 

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