Green New Deal, l’Arpa Lombardia all’attacco: «Meno slogan e più interventi»

Green New Deal
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Il Green New Deal è possibile? In molti ricorderanno lo sguardo corrucciato di Greta Thunberg durante la conferenza Onu sul clima del 23 settembre scorso. Uno sguardo, delle parole che hanno fatto il giro del mondo. La sintesi perfetta di un problema diventato reale. A tal punto da “scomodare” i governi europei con l’adozione di politiche sempre più green.

 

Ne abbiamo già parlato settimana scorsa – all’indomani dell’approvazione del “Decreto Clima” voluto dal Governo Conte-Bis – per strada con i milanesi, che hanno convenuto all’unanimità sul deficit dell’inquinamento atmosferico in città. Ne abbiamo parlato anche con l’assessore Maran, che ha ricordato la centralità del nuovo PGT con l’obiettivo di far nascere venti nuovi parchi. Eppure ci resta ancora da capire se il “Decreto Clima”, unito al nuovo Piano di Governo del Territorio, possa realmente avviare quel Green New Deal che, per ora, rischia di restare solo di facciata. «Credo che su questo provvedimento ci sia stata un’enfasi sproporzionata», ammette a Mi-Tomorrow Stefano Cecchin, presidente di Arpa Lombardia, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente.

Cecchin, non la convince il “Decreto Clima”?
«Non voglio dire che la direzione intrapresa non sia corretta, ma è certo che il decreto non è risolutivo delle problematiche ambientali».

Nessun Green New Deal, insomma.
«Dichiarare l’inizio di un Green New Deal è più una mossa di marketing, una dichiarazione da copertina. Diciamo che vengono effettuati degli interventi spot in chiave ambientale, ma c’è ancora molto altro da fare».

La qualità dell’aria di Milano resta una delle peggiori in Italia. Come mai?
«Milano ha una posizione centrale all’interno del bacino padano, anche le condizioni climatiche non sono favorevoli. Viviamo il problema dell’inquinamento dell’aria un po’ come a Torino e in tutti gli altri centri urbani dell’area».

Dobbiamo preoccuparci?
«Non credo sia il caso di fare troppi allarmismi. I dati certificati di emissioni pro capite risultano addirittura migliori della media europea. L’aria della Lombardia è più pulita di quella della Francia e della Germania. Piuttosto che drammatizzare, dovremmo continuare sulla strade delle politiche efficienti in parte già intraprese dalla Regione».

Ci fa un esempio di uno di questi provvedimenti regionali?
«Tra le varie iniziative le posso citare l’applicazione di MoVe-In per il controllo delle emissioni inquinanti dei veicoli più vecchi».

Quali sono le principali cause dell’inquinamento atmosferico?
«Sono quattro i grandi settori causa dell’inquinamento: trasporti, riscaldamento, industria e agricoltura. Spesso alcuni tendiamo a non prenderli in considerazione come l’agricoltura o, per esempio, il riscaldamento a legna. Sono anch’essi due importanti fonti d’inquinamento».

E com’è possibile porre rimedio a questa problematica?
«È importante riuscire ad intervenire in ogni ambito, perciò è doveroso continuare con le politiche in questa direzione. Non esiste una soluzione magica, ma i risultati si intravedono col tempo. Ad esempio la concentrazione di polveri sottili e di biossidi d’azoto è calata negli ultimi anni».

Perché Milano paga un prezzo così caro nei confronti dell’inquinamento?
«Milano è una delle città con le infrastrutture più avanzate d’Europa, che se da un lato ci danno una posizione di rilievo, dall’altro comportano degli effetti negativi a cui far fronte».

Il Consiglio comunale, intanto, ha approvato il nuovo Pgt. Ritiene gli obiettivi prefissati raggiungibili?
«Da quanto ho appreso, le posso citare le previsioni in merito all’Area B. A mio parere i dati raccolti sembrano più a scopo pubblicitario che realmente fondati».

Che ne pensa, invece, della creazioni di nuove aree verdi previste dal Pgt?
«Anche qui bisogna fare maggiore chiarezza e soprattutto distinguere tra servizi al cittadino e interventi di forte impatto ambientale».

In che senso?
«Le aree verdi sono sicuramente qualcosa di positivo per gli abitanti anche per il miglioramento della loro qualità della vita. Tuttavia non si può pensare che l’incremento di certe aree possa funzionare da filtro all’inquinamento atmosferico. I dati rivelano che la loro incisività è limitata».

Non la convince questo Pgt, in pratica.
«Un po’ come per il “Decreto Clima”, non credo nella troppa enfasi intorno al Pgt. Concorre alla pari di altri interventi».

Quando sarà possibile un salto di qualità nella politica ambientale?
«Sono convinto che ognuno di questi provvedimenti possa contribuire ad apportare delle migliorie alla situazione attuale, però credo che sia necessaria una cooperazione su più livelli. Comune, Regione e Stato devono muoversi tutti nella stessa direzione».

Che cosa si aspetta dalle politiche ambientali del futuro?
«Meno proclami, più interventi».


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