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19. 04. 2024 02:46

Mostre a Milano: video, installazioni, ritratti e reportage d’arte

Si indaga sullo stato del pianeta e i suoi cortocircuiti

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Il conflitto in Ucraina e la carestia in Africa. Uomini, donne e bambini in ginocchio per la guerra e per la fame. La plastica, lo smog, il fumo che inquina e deturpa le aree metropolitane. L’eredità post-coloniale e l’espropriazione delle terre indigene. La fragilità dell’uomo e dell’ambiente planetario. L’arte scende in campo nelle mostre a Milano per allargare lo sguardo sul contemporaneo e fotografarne i macro problemi senza filtri. Succede alla Fondazione Sozzani, all’Acquario Civico e nella nuova sede di Fondazione Elpis, dove il mondo è di scena con tre progetti espositivi carichi di riflessioni.

Mostre a Milano, l’ultima goccia

L’Ucraina in guerra, il Corno d’Africa in ginocchio per la più grave siccità degli ultimi 40 anni. La mostra The Last Drop, presentata all’Acquario Civico dal fotografo Fabrizio Spucches e Fondazione CESVI incrocia i volti, le storie e le ferite alle due latitudini dando luce a un dramma umano interconnesso.

Filo rosso: l’acqua, carente in Africa, abbondante in Ucraina. Chiave per leggere le ragioni geopolitiche delle tragedie di questi due poli del mondo. Al centro dell’esposizione (aperta fino all’11 dicembre) gli scatti che Spucches, allievo di Oliviero Toscani, ha realizzato incontrando le persone aiutate dai progetti umanitari di CESVI. Donne, bambini, anziani, giovani, ucraini e africani, sono ritratti in posa, al centro, in piedi, con gli occhi fissi su chi li guarda. Alcuni indossano i sacchi neri da obitorio come mantelli e tengono in mano un girasole (simbolo della resistenza ucraina).

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Altri hanno sul capo una bottiglia d’acqua accartocciata o brandiscono mestoli e posate con dignità guerriera. «I soggetti non sono mai ritratti nella loro quotidianità. Estrapolandoli dal loro contesto possiamo raccontare cosa succede un po’ come fa la letteratura», spiega il curatore Nicolas Ballario. L’obiettivo è smuovere con l’arte l’overdose informativa che ci ha quasi assuefatto alle tragedie umane. In sottofondo, costanti, le voci provenienti da due video con interviste. Accanto alle foto sulle pareti, sul pavimento e appese a dei fili, due installazioni e poi i testi necessari per comprendere il racconto raccolto in un unico open space, traboccante contenuti.

Acquario Civico

Da martedì a domenica, 10.00 – 17.30

5 euro

acquariodimilano.itì

CREDITI: ©Fabrizio Spucches

Mostre a Milano, testimone oculare

Scatti lirici, bellissimi, nonostante la decadenza dei soggetti: le scene sono tratte da Mumbai e altre metropoli indiane, trascurate, maltrattate, violentate dall’uomo. Con la personale The Witness – Climate Change, alla Fondazione Sozzani (fino all’8 gennaio) Max Vadukul punta l’obiettivo sul cambiamento climatico e le sue derive. Lo fa con il consueto, magistrale, uso della luce in una ventina di foto in bianco e nero e di grande formato, piazzando in ognuna una grande sfera metallica, specchiante e misteriosa.

Un fuori programma, di tutt’altro registro estetico rispetto agli sfondi, presenza anomala, che fluttua su discariche tossiche e gorghi di edifici fatiscenti. In quella maxi biglia, simile a uno specchio parabolico, un po’ intrusa, un po’ aliena, dall’effetto straniante di una navicella spaziale appena atterrata su un campo di grano, ognuno può vedere ciò che vuole. Il suo ruolo, tuttavia, è suggerito dal titolo della mostra. Vadukul chiama la sfera a deporre come testimone delle conseguenze nefaste di plastica, smog e rifiuti.

Dalla sua superficie quel globo simile a un mappamondo lucente, riflette ciò che ha intorno, quindi lo ripete, lo amplifica, lo sottolinea, moltiplicando lo stimolo alla riflessione. «Vorrei però anche contrastare l’allarmismo mostrando la bellezza che il nostro agire può rendere possibile», dice l’artista. E infatti, nel degrado, aleggia un percettibile respiro di poesia. Che è la stessa con cui Vadukul fotografa le persone, come si può ammirare nell’ultima sala tappezzata di ritratti di tante celebrità.

Fondazione Sozzani

Tutti i giorni, 10.30 – 19.30

Ingresso libero

fondazionesozzani.org

CREDITI: © Max Vadukul

Mostre a Milano, la nebbia racconta

Sotto la lente, le culture del mondo. Fondazione Elpis, costituita nel 2020 dall’imprenditrice e collezionista d’arte Marina Nissim, osserva e si concentra sulla creatività internazionale. Lo conferma il progetto espositivo aperto fino al 5 marzo e curato da Mario D’Souza e dal collettivo di artisti e curatori HH Art Spaces con cui la Fondazione ha appena inaugurato la sua nuova sede nel cuore di Porta Romana.

La mostra si intitola Haze. Contemporary Art From South Asia, dove haze sta per nebbia. Una foschia, reale e metaforica, che attraversa i lavori di 21 artisti attivi tra India, Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka con una molteplicità di linguaggi, tra pittura, scultura, disegno, fotografia e installazioni site specific. Sullo sfondo le condizioni e i diritti dei lavoratori in un’era di migrazioni globali, le questioni di genere, l’eredità post-coloniale e l’espropriazione delle terre indigene.

La fragilità umana e dell’ambiente. Un corpus tematico poliedrico e a tratti complesso a cui però ci si accosta con facilità grazie al prezioso supporto di un pool di mediatrici culturali presenti in Fondazione per fornire ai visitatori spiegazioni, dettagli e significati. Nell’intero percorso, protagonista ricorrente è il mare. Nero, all’inizio, nell’opera elaborata durante una performance di Nikhil Chopra e Romain Loustau, e nero nell’ultima sala dove c’è un video di Pranay Dutta: in un mare cupo si riflettono le nuvole del cielo, l’acqua ondeggia scura come il petrolio e richiama la ferita dell’inquinamento. Che riguarda tutto il pianeta.

Fondazione Elpis

Da giovedì a domenica, 12.00 – 19.00

Ingresso libero

fondazioneelpis.org

CREDITI: Courtesy the artist

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