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19. 04. 2024 09:09

La Collezione Mattioli al Museo del Novecento, Milano torna capitale del Futurismo

Sono 26 i capolavori del primo Novecento italiano esposti al museo

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Con l’arrivo della Collezione Mattioli il Museo del Novecento di Milano diventa la più importante galleria dedicata al Futurismo a livello internazionale. Del resto questa avanguardia artistica è nata proprio nella città di Milano. Sono 26 i capolavori del primo Novecento italiano esposti al museo, che inaugura una riorganizzazione degli spazi in vista del raddoppio nel secondo Arengario, dalla Collezione Gianni Mattioli.

Museo del Novecento, i nuovi arrivi

Da Boccioni a Sironi, da Modigliani a Carrà e Morandi, i nuovi dipinti dialogano in un percorso organico e integrato con la collezione permanente. Il nucleo più cospicuo è presentato nella Galleria del Futurismo. Il Museo del Novecento «è dinamico come il Futurismo, del quale oggi conserva la collezione più ricca e completa al mondo», ha osservato l’assessore alla Cultura del Comune, Tommaso Sacchi.

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Le opere di Boccioni

La celebre scultura “Forme Uniche della Continuità nello Spazio” (1913) di Boccioni, icona del Museo del Novecento, accoglie il visitatore nella prima sala, confrontandosi con due capolavori dello stesso artista: “Dinamismo di un ciclista” (1912) e “Dinamismo di un corpo umano” (1913). Sulla parete di fondo della lunga Galleria, campeggia il dipinto monumentale “Materia” (1912), ritratto della madre dell’artista al balcone.

“Crepuscolo”

Tra i due capolavori si snoda il racconto del Futurismo, con “Crepuscolo” (1909) e il bozzetto del “La città che sale” di Boccioni (1910); il vortice iconografico di “Manifestazione interventista” (1914) di Carlo Carrà; il vorticoso scintillio della “Ballerina blu” (1912).

Il trittico Sironi

Il percorso nel Museo del Novecento continua con nuovi allestimenti che consentono di accostare in uno splendido trittico metafisico opere di Mario Sironi, quali “Composizione con elica” (1915) e “Il cavallo bianco” (1919) della Collezione Mattioli, affiancati a “Ballerina” (1919) della Collezione Jucker, che introducono alla grandiosità degli anni Venti. Infine, una sala monografica è dedicata alla pittura di Giorgio Morandi.

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