Un debutto da solista per raccontare le sfumature della sua quotidianità. È Anche le scimmie cadono dagli alberi, nuovo album del milanese Mobrici: «Quando le mie canzoni diventano di tutti, inizia una nuova fase della mia vita», racconta a Mi-Tomorrow.
Dopo i Canova il primo album da solista per Mobrici
Partiamo dal titolo del disco. Che cosa significa?
«Si tratta di un proverbio giapponese, che non è presente nella nostra cultura e che mi ha colpito per la sua semplicità. Ho voluto trasmettere la mia visione della vita: dobbiamo imparare a prenderci meno sul serio e non impuntarci sui nostri errori».
In Cantautore, la musica ti mette in un certo senso con le spalle al muro. O sbaglio?
«In questo pezzo la mia figura è abbastanza “meschina”, ma è giusto così. Ho avuto l’immensa fortuna di potermi dedicare a questa professione in tutte le sue follie. Scrivo canzoni e in questo tipo di vita c’è anche tanta solitudine e un continuo guardarsi dentro».
A cosa pensi?
«Alla quotidianità, in tutte le sue forme. Penso che l’amore sia l’unica ragione per cui continuiamo a vivere, sperando di stare meglio un domani. Amo la mia vita, ma nel momento in cui canto un brano che ho scritto e composto, mi confronto costantemente e ripetutamente con me stesso».
20100 non è solo il titolo di un brano dell’album, ma anche il CAP di Milano. Che rapporto hai con la tua città?
«Amore e odio, lo ammetto. Tendo a non legarmi ad un luogo in particolare, perché è una visione che mi annoia molto. Diciamo che giro parecchio e mi piace scoprire sempre posti diversi. Milano ti permette di farlo, ogni giorno».