Eppur si muove. E noi siamo ancora una volta all’anno zero. È nato un nuovo Governo, molto distante da Milano, sempre meno “capitale morale” e sempre più chiusa in una pericolosa autoreferenzialità. Si avvicinano le elezioni regionali e anche in questo caso la sensazione è che a decidere candidati ed esiti non sarà la nostra città, ma le segreterie romane e i territori della regione molto più capaci di “coalizzarsi” e di parlare tra loro.
Milano è ferma, chiusa in autoreferenzialità e snobbismo
Milano appare un’isola chiusa e la recente introduzione di Area B lo fa capire in modo molto concreto e simbolico al tempo stesso. Una città che si parla addosso e solo di se stessa, a se stessa. Che quando parla al resto dell’hinterland, della regione e del Paese lo fa con quell’insopportabile spocchia del ditino alzato. Continuare a dire come siamo bravi, virtuosi, innovativi, inclusivi, sostenibili non fa che aumentare in modo clamoroso il solco tra noi e gli altri. C’è un’antipatia diffusa verso Milano che non sappiamo ascoltare, siamo visti quasi come un male necessario, ma non come punto di riferimento.
Qualcosa si muove
Questo perché abbiamo smesso di ascoltare in modo paritario i segnali che vengono dall’esterno, non abbiamo l’umiltà di confrontarci, non abbiamo più la consapevolezza che Milano non è autosufficiente. Qualcosa sembra muoversi, qualcuno sta cominciando a capire che una rotta va invertita, che va ritrovata la capacità di essere traino positivo e non interpretare i soliti professorini radical chic. Chissà se la politica milanese saprà cogliere i segnali prima che sia, per l’ennesima volta, troppo tardi.