Il cantautore Nebbia racconta a Mi-Tomorrow il suo rapporto con la città e presenta il suo disco di debutto Altrove.
Di cosa parla Altrove e quale parte di te racconta?
«Parla della parte di me che esplora l’altro, in qualsiasi accezione vogliamo prendere questo termine. A volte si tratta di altri luoghi, a volte di altre persone, a volte dell’amore. In ogni caso è una ricognizione del desiderio di aprirsi alle cose».
Quale voce milanese hai di riferimento nella tua scrittura e perché?
«Gaber sicuramente, ma anche Gadda e Buzzati. Ho sempre ammirato anche i film di Antonioni, quelli girati in una Milano brutalista, anni ’50, in bianco e nero».
Quale quartiere di Milano frequenti e in che modo ha influito sulla tua formazione artistica?
«Porta Romana: ho sempre avuto un rapporto ambivalente con la big city, l’ho vissuta sempre da fuori ed è sempre stata un mix di forme familiari – io abito la pianura profonda – e atteggiamenti incomprensibili che la rendono affascinante e respingente».