Il 25 aprile non è un derby

25 aprile
25 aprile

Anche quest’anno Milano ha celebrato il 25 aprile. Una data gloriosa perché segnò il ritorno della libertà, della democrazia e la fine di una guerra odiosa e di una dittatura criminale. Si salvò l’umanità dall’incubo nazifascista.

Non è un derby tra fascisti e comunisti, il 25 aprile. Ma è la Festa della Liberazione, in cui tutte le persone democratiche dovrebbero riconoscersi. Altro discorso è ciò che accade nei giorni successivi. Il 29 aprile, infatti, ricorre l’anniversario della morte di Sergio Ramelli, un ragazzo di 17 anni iscritto al Fronte della Gioventù ucciso in un agguato da militanti di estrema sinistra.

Il giorno dopo si ricorda Gaetano Amoroso, militante di sinistra ucciso dai neofascisti. Tragici fatti che segnarono gli anni ’70, in particolare a Milano, colpita duramente dalla violenza politica di quel periodo. Ogni anno, su questo tema, si apre la polemica politica e si schierano le diverse parti. Da anni ormai il sindaco partecipa alla commemorazione ufficiale di Ramelli. Lo fece Pisapia, lo fa Sala.

Ed è giusto che su quel periodo si segni una pacificazione istituzionale, un ricordo di giovani vittime che non meritavano la morte. In questo paese, purtroppo, si fa la storia con la politica e si fa politica con la storia. Lasciamo agli storici il compito di riassumere gli anni ’70, quella stagione segnata in modo tremendo dall’uso disinvolto della violenza, dell’agguato, della vendetta.

Ma guardiamo avanti. Fissiamo un punto: ricordare la morte di persone, spesso giovani, uccise in quegli anni non significa condividerne le idee, o giustificarle, o usarle strumentalmente per i nostri fini politici. Ricordare quelle giovani vittime deve essere un monito perché la violenza non entri più nel dibattito politico. Che deve essere aspro, duro nei toni, ma non deve mai superare la soglia del rispetto della vita umana e delle regole democratiche. Altro discorso ancora è la parata neofascista del 29 sera.

Che ci sia un escalation di episodi di vandalismo e di violenza di gruppi che si rifanno esplicitamente al fascismo è un fatto. Qui serve un forte intervento delle Istituzioni e dello Stato. C’è una Costituzione, che vieta la ricostituzione del Partito fascista. E ci sono leggi che applicano il dettato costituzionale. Facciamo finire gli anni ’70, per cui provare nostalgia non solo è stupido ma sbagliato. Ma vigiliamo perché i nostri giovani non corrano l’errore di ricadere in quella spirale.


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