Fridays for future, l’altra faccia del venerdì

fridays for future
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Una volta tanto, facciamo un passo indietro: a venerdì mattina, quando una vera e propria marea di circa 150mila persone si è riversata per le strade per la sfida lanciata da Greta Thunberg con i Fridays for future.

 

Ma la sfilata gioiosa, allegra e colorata è interessante per molti motivi, non solo per quelli legati alla mobilitazione contro i cambiamenti climatici. Possiamo affermare con certezza che in piazza c’era la gran parte dei ragazzi milanesi e per questo il campione è più che rappresentativo.

Abbiamo visto sfilare una generazione che è inedita: ragazzi di origine africana o filippina, giovani musulmane con il velo, ragazzi arabi o di discendenza latinoamericana non erano mescolati insieme ai tradizionali milanesi. Erano essi stessi milanesi.

È questa forse, quella nata negli anni 2000, la prima generazione autenticamente meticcia. Eppure questo meticciato è vissuto con normalità, senza un conflitto di culture, di religioni. La differenza sembra essere un valore e non una cosa di cui aver paura. Ci stanno insegnando, ci stanno facendo vedere nella pratica cosa vuol dire essere milanesi oggi e cosa significherà in futuro.

Se poi guardiamo al motivo per cui scendono in piazza insieme, in modo autenticamente e forse ingenuamente spensierato, possiamo avere più di un motivo per guardare con speranza al futuro della città. Se la diversità è vissuta come parte di un pensiero collettivo, se alla diversità viene data cittadinanza, crollano i motivi dell’odio razziale, dell’estremismo religioso, della radicalità che altre città europee e non solo hanno tristemente vissuto.

Lottano forse in modo confuso per salvare il pianeta, in realtà ci stanno dando una lezione di cittadinanza che tutti noi milanesi dovremmo apprendere e custodire come un bene prezioso.


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