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15. 05. 2024 12:54

Fuga di cervelli e… ritorno a Milano: la nuova tendenza dei giovani che rientrano anche se il saldo resta negativo

Fuga di cervelli e ritorno: sono tanti gli esempi di giovani tornati a Milano dopo aver studiato all'estero,

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Fuga di cervelli e ritorno: sono tanti gli esempi di giovani tornati a Milano dopo aver studiato all’estero, un fenomeno che va controcorrente rispetto alla tendenza sempre più diffusa di emigrare verso il Nord Europa o gli Stati Uniti. Ogni anno, circa tremila persone, trasferiscono la propria residenza dall’estero a Milano, una città che continua ad attrarre la maggior parte dei ritorni dopo periodi di studio o lavoro all’estero.

Fuga di cervelli, i numeri

Tuttavia, nonostante questo aumento dei rientri, c’è ancora un saldo negativo. Ogni anno, in media, circa 5.000 persone lasciano Milano per trasferirsi all’estero per motivi di studio o lavoro, con circa 3.000 di loro che hanno meno di 30 anni. A ciò si aggiungono gli oltre 80.000 giovani italiani che lavorano già all’estero da anni. Questo saldo negativo, tra partenze e rientri, si attesta a circa 2.000 persone all’anno.

Università Statale di Milano [Marina Brambilla]
Università Statale di Milano [Marina Brambilla]

Fuga di cervelli, le mosse

La riduzione degli sgravi fiscali decisa dal Governo potrebbe frenare ulteriormente questi flussi. Cristina Tajani, ex assessora al Lavoro del Comune di Milano, ha sottolineato dalle pagine del Giorno l’importanza di un regime transitorio per coloro che hanno deciso di rientrare, considerando che la decisione non è improvvisa e che cambiamenti repentini nelle regole possono causare disagi. Maurizio Del Conte, giuslavorista e docente alla Bocconi, ha evidenziato il rischio di iniquità legato agli sgravi fiscali indiscriminati e suggerisce una riforma delle tasse sul lavoro per rendere l’Italia più competitiva rispetto agli altri paesi europei.

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Non solo fuga di cervelli

Questa sfida fa parte di un quadro demografico più ampio. In Lombardia, gli over 65 cresceranno del 13,6% nei prossimi vent’anni, mentre la popolazione in età lavorativa calerà fino al 7,8%. È fondamentale frenare la fuga di risorse qualificate e offrire condizioni di lavoro dignitose per affrontare questa sfida demografica.

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