Rugby Serie A ferma per coronavirus. Grangetto: «Serve responsabilità»

Nello sport, come nella vita: il rugby si conferma “maestro” anche in momenti di emergenza sanitaria. Grangetto, coach ASR: «Evitiamo le ammucchiate»

rugby serie a
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L’emergenza coronavirus ha imposto anche la proroga al 22 marzo dell’inizio del campionato di Rugby Serie A già in pausa per il Torneo delle 6 Nazioni. Ne abbiamo parlato con Federico Grangetto, head coach dell’AS Rugby Milano, unica squadra milanese che gioca nel campionato cadetto.

 

Rugby Serie A ferma, parla Federico Grangetto

Una pausa così lunga come può incidere sulla preparazione atletica dei giocatori?
«Questo blocco si accavalla con il fermo legato al 6 Nazioni, quindi per ora lo abbiamo gestito bene. Speriamo solo che si possa rientrare presto nella normalità e di poter recuperare il 15 marzo la partita con Settimo (prevista il 23 febbraio scorso, ndr)».

Nel concreto, da un punto di vista sportivo come impatta su di voi?
«Abbiamo potenziato il programma di carico fisico già pianificato per la pausa del 6 Nazioni. Ma il vero problema è tecnico, non potendoli avere tutti in campo».

Non tutti sono disponibili?
«No, alcuni sono tornati a casa: molti frequentano le università che sono chiuse e così sono tornati a casa. Altri sono presi dallo smart working».

Con il chiarimento dell’ordinanza si è capito che chi è professionista o tesserato si può allenare.
«Sì, ma con prudenza. Noi abbiamo la fortuna di avere un nostro centro sportivo e così abbiamo un ambiente protetto. La scomodità è di non poter usare gli spogliatoi, ma le regole vanno rispettate. Come staff evitiamo contatti puri e ammucchiate: è una situazione certo non tranquilla».

Il rugby è uno sport di contatto e punto di incontro.
«È vero, ma si può comunque impostare il lavoro. Lavoriamo al movimento, alle strutture di squadra, alle combinazioni tra avanti e tre quarti. Diventerà un problema se il blocco si dovesse prolungare ad un mese perché i giocatori perderebbero la predisposizione al contatto».

Rugby Serie A ferma, la stagione dell’Asr

Torniamo al campionato: sta andando come voleva?
«No, nel senso che sono molto esigente. Anche lo scorso anno che la classifica era più benevola continuavo a non considerarla. Con la stessa coerenza, la guarderò alla fine e con lo staff faremo le nostre valutazioni».

Ma qualcosa può dircelo…
«Non sono soddisfatto totalmente: abbiamo perso 3/4 partite che lo scorso anno avremmo vinto. Dobbiamo capire cos’è successo».

Sfortuna?
«Io credo poco alla fortuna».

La squadra è molto diversa?
«Non a nomi. Se paragono le due rose, certo, abbiamo cambiato la mediana che per la mia impostazione di gioco ha molta importanza. Forse i mediani devono ancora crescere: hanno 19 anni. E devono guadagnarsi la fiducia dei compagni».

Parla di più mediani, questo innesca una sana competizione.
«Alessandro Russo e Alessio Pani sono due ragazzi con caratteristiche diverse, che per me è un vantaggio perché in base alle partite schiero uno piuttosto che l’altro».

Qual è l’obiettivo dell’ultima parte dell’anno?
«Intanto pensiamo ai prossimi incontri con Settimo e Recco: mi auguro che i ragazzi in campo ritrovino il gusto di divertirsi. E di vincere».

Una parola per “allontanare” l’emergenza.
«Responsabilità è la parola giusta, responsabilità che parte da me stesso e poi va verso gli altri, specie verso i più deboli. Evitate spostamenti inutili. E fate attenzione: ora non possiamo permetterci di prendere nemmeno un colpo di freddo da cui, comunque, partirebbe una pur banale influenza».

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Federico Grangetto