NT Majocchi «dalla moda alle mascherine» per contrastare l’emergenza

La NT Majocchi di Tavernerio ha scelto di riconvertirsi per l’emergenza coronavirus. Andrea Terracini: «Volevamo provare a dare il nostro contributo con prodotti sicuri»

E’ conosciuta nel campo della moda per la produzione di tessuti, e capi, per marchi come Marni e Prada Linea Rossa, ma anche per le divise dei Carabinieri e Polizia di Stato. Ma nel mezzo di questa emergenza coronavirus, la più grave crisi dal dopo guerra ad oggi, la NT Majocchi di Tavernerio (Como) ha deciso di riconvertire la sua catena per produrre mascherine.

 

 

Come ha fatto la Ferrari, che a Maranello, si è messa «in pista» per i ventilatori e respiratori. «Ci siamo guardati dentro e abbiamo deciso che anche noi dobbiamo fare il nostro in quest’emergenza», racconta a Mi-Tomorrow Andrea Terracini, direttore e anima della NT Majocchi.

NT Majocchi, l’intervista ad Andrea Terracini

Com’è partita l’idea?
«In questo momento drammatico, anche noi, volevamo provare a dare il nostro contributo. Abbiamo visto che molte aziende del nostro settore, anche non specializzate, hanno iniziato la produzione di mascherine e altri dispositivi di protezione. Allora abbiamo guardato in casa nostra e abbiamo deciso di fare la nostra parte. Visto che esportiamo tessuti ad alta prestazione, anche in campo militare, ci riteniamo all’altezza di questo compito».

Prototipo mascherina
Prototipo mascherina

Come saranno le vostre mascherine?
«Il prodotto, appositamente sviluppato per le mascherine e già sperimentato in campo militare, prevede due strati di non-woven in Polipropilene laminati con tecnologia hot-melt alla membrana in ePTFE , il tutto certificato Oekotex , il che garantirebbe la sua funzionalità al 100%. Questa membrana è stata creata per proteggere i militari nelle condizioni più estreme, superando tutti i test di impermeabilità ad altissime pressioni, e gas-permeabilità, a cui è stata sottoposta».

Cosa cambia rispetto alle altre in circolazione?
«La membrana di ePTFE, grazie al suo materiale, crea una “specie” di barriera che non fa entrare i germi dall’esterno attraverso i piccoli pori, posti sulla maschera, che servono per respirare. Inoltre, se la mascherina si tiene addosso per diverso tempo, c’è il problema che si umidifica tutto dall’interno e, quindi, possa perdere la sua efficacia. Con il nostro prodotto questi rischi sono ridotti al minimo».

Sono testati a livello virologo?
«Avendo già sviluppato materiale, per il campo militare, siamo sicuri della loro efficacia. Comunque, per essere sicuri al 100%, abbiamo chiesto ai laboratori del Politecnico di Milano e dell’Abich di Verbania di testare la nostra membrana. I prossimi giorni avremo i risultati: noi ci siamo portati avanti con la produzione. Mercoledì 18 marzo è iniziata e oggi avremo in consegna i primi 10.000 m2 di tessuto. Passeremo tutto questo a Cieffe Milano, un’azienda che fa servizi per la moda e che si è riconvertita per quest’emergenza: a loro è affidato l’assemblamento delle mascherine e delle tute attraverso il lavoro della cucitura e rifinitura».

Andrea Terracini - NT Majocchi
Andrea Terracini – NT Majocchi

Che volumi di produzione potete garantire?
«Metteremo a disposizione 10.000 metri quadri di tessuto al giorno, sufficiente per la produzione di 300.000 mascherine. In magazzino ho calcolato che abbiamo all’incirca 100.000 metri quadri di tessuto: questo garantirà fino a 3 milioni di mascherine totali. Certo non dovranno fermarsi gli approvvigionamento da parte dei nostri rifornitori, altrimenti tra 2 settimane non potremo più produrre niente».

Come sosterrete questi sforzi?
«Vogliamo solo coprire i costi di produzione, mentre per il resto sarà solo beneficenza. Ho diverse richieste da Inghilterra, Francia e Germania perché lavoriamo anche in questi paesi, ma la nostra priorità andrà sempre all’Italia. Noi ci rendiamo disponibili a donare una parte della produzione di mascherine e tute anti-contagio ad ospedali ed enti no profit che combattono ogni giorno contro la diffusione del Covid-19. Sono in costante contatto con il Maria Letizia Verga di Monza, mentre Cieffe Milano con gli ospedali della bergamasca pesantemente colpiti dal Coronavirus».

Il decreto “Cura Italia” vi soddisfa?
«E’ una prima risposta del governo a quest’emergenza generale e che, ormai, è a livello globale: spero che il governo prenderà altri provvedimenti. La cosa certa è che dopo questa crisi, dovremo tutti rimboccarci le maniche. Ma l’Italia è un paese straordinario, pieno di risorse umane e culturali, e ripartiremo. La NT Majocchi è stata creata nel 1945 da mio nonno, io faccio parte della terza generazione, e sono sicuro che andremo ancora avanti».