Brigate Volontarie per l’Emergenza di Milano: «La violenza va di pari passo con la quarantena»

«Combatti la paura, distruggi il virus»

Le Brigate Volontarie per l’Emergenza di Milano ricordano che la violenza va di pari passo con la quarantena.

 

 

«Voleva lasciarlo e lui l’ha uccisa: #iorestoacasa non è sicuro per tutte». È il testo riportato sui cartelloni delle Brigate Volontarie per l’Emergenza dopo l’ennesimo caso di femminicidio. Le restrizioni imposte dal lockdown e la convivenza forzata fanno tornare alla ribalta una piaga sociale mai passata di “moda”. La campagna fotografica lanciata dai giovani volontari cerca ancora una volta di sensibilizzare l’opinione pubblica e spronare le vittime di violenza a rivolgersi tempestivamente alla linea d’ascolto 1522.

«Voleva lasciarlo e lui l’ha uccisa: #iorestoacasa non è sicuro per tutte»
«Voleva lasciarlo e lui l’ha uccisa: #iorestoacasa non è sicuro per tutte»

Chi sono. Ma chi sono le brigate volontarie per l’emergenza? Prendono il nome di Lena-Modotti, Franca Rame, Norina Brambilla, Basaglia, Giulio Paggio ed altri ancora. Sono gruppi spontanei sorti con l’esplosione dell’epidemia. Rientrano all’interno del progetto del Comune Milano Aiuta, con il coordinamento di Emergency ed Arci, ma si organizzano in piena autonomia. Le brigate si articolano in varie centrali operative. Una di queste è il centro sociale occupato Lambretta di via Edolo, che raccoglie ormai quasi 250 volontari, tutti giovanissimi con un’età compresa tra i 18 e i 25 anni. Le attività si strutturano su quattro interventi: colletta alimentare davanti ai supermercati, stoccaggio del cibo e divisione in pacchi, distribuzione nei quartieri alle famiglie bisognose ed un centralino di ascolto. 

Nuovi poveri. Dalla cornetta delle brigate passano le storie che disegnano le nuove mappe della povertà nella capitale economica italiana. «Bisogna avere il pelo sullo stomaco – raccontano alcuni giovani volontari –. C’è gente che chiama e dice di non mangiare da giorni». Quando squilla il telefono i ragazzi del centralino fanno qualche domanda ed in base alle risposte definiscono un ordine di priorità. A nessuno viene negato il pacco alimentare, ma si dà la precedenza a coloro che non possono usufruire di alcuna forma di sostegno. In ogni pacco si mette 1 chilo di pasta, 1 chilo di riso, scatolame, saponi e detergenti. I volontari lavorano su turni senza sosta: «Copriamo circa 400 famiglie ogni 24 ore».

«Combatti la paura, distruggi il virus»

«Voleva lasciarlo e lui l’ha uccisa: #iorestoacasa non è sicuro per tutte»
«Voleva lasciarlo e lui l’ha uccisa: #iorestoacasa non è sicuro per tutte»

In città si sono attivati tanti servizi di solidarietà. Continua la lettura del nostro articolo con il servizio di Edoardo Colzani: link.