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27. 04. 2024 17:01

Chiara Ferragni e Balocco indagati per truffa aggravata dopo il caso pandoro

L'indagine è stata modificata da un'ipotesi di frode in commercio a truffa

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Chiara Ferragni è indagata dalla Procura di Milano riguardo al caso del pandoro ‘Pink Christmas’ prodotto dalla Balocco. L’indagine è stata modificata da un’ipotesi di frode in commercio a truffa, in seguito a email acquisite negli uffici dell’Antitrust. Le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti nella sede della Balocco a Cuneo.

Chiara Ferragni indagata

Alessandra Balocco è anch’essa indagata per truffa aggravata in questo caso. L’influencer potrebbe essere convocata presto dalla procura di Milano per fornire la sua versione dei fatti insieme ad altri protagonisti della vicenda. Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno depositato una prima annotazione riguardo a questo caso al procuratore aggiunto Eugenio Fusco, e potrebbero seguire ulteriori sviluppi nel registro degli indagati.

Chiara Ferragni, le scuse

Chiara Ferragni a poche ore dalla multa ricevuta per il «caso legato al pandono Balocco» prende parola attraverso il suo profilo Instagram aveva sottolineato le scuse, ammettendo che sbagliare si può e che per scusarsi devolverà 1 milione di euro al Regina Margherita per i bambini.

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Caso Ferragni-Balocco
Caso Ferragni-Balocco

Le parole di Chiara Ferragni

«Sono sempre stata convinta che chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene – aveva sottolineato Chiara Ferragni – Questi sono i valori che hanno sempre spinto me e la mia famiglia. Questo è quello che insegniamo ai nostri figli. Gli insegniamo anche che si può sbagliare, e che quando capita bisogna ammettere, e se possibile, rimediare all’errore fatto e farne tesoro».

«Ed e quello che voglio fare ora. Chiedere scusa e dare concretezza a questo mio gesto: devolverò 1 milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini. Ma non basta: lo faccio pubblicamente perché mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione. Un errore di cui farò tesoro in futuro, separando completamente qualsiasi attività di beneficienza, che ho sempre fatto e continuerò a fare, da attività commerciali. Perché anche se il fine ultimo è buono, se non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione, può ingenerare equivoci».

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