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28. 03. 2024 11:22

Al Manzoni torna la Napoli di Salemme: «Mi sono subito innamorato di Milano»

Al teatro Manzoni con Napoletano? E famme ‘na pizza!

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Graditissimo ritorno a Milano per Vincenzo Salemme che riporta al Teatro Manzoni il suo Napoletano? E famme ‘na pizza! titolo che fa riferimento ad una battuta di una sua commedia teatrale nella quale uno dei personaggi chiedeva al fratello di dimostrare la sua presunta napoletanità facendogli una pizza. «Il napoletano è l’unico cittadino al mondo – spiega l’attore – a cui si chiede non solo di essere napoletano ma anche di farlo, di dimostrarlo».

Salemme al Manzoni: «La prima volta a Milano c’era un sole splendente, il cielo terso e lo stereotipo si è annullato subito»

Come si dimostra?
«Se sei napoletano devi essere sempre allegro. Quando dico che sono arrabbiato le persone non ci credono perché oltre a essere napoletano sono pure comico. Il napoletano ama il caffè, arriva in ritardo agli appuntamenti. Io sono una persona puntuale e la gente si stupisce».

Come è strutturato lo spettacolo?
«Lo spettacolo è nato dopo il Covid. Ci siamo fermati il 4 marzo 2020 mentre ero a Napoli a fare Con tutto il cuore. Volevo ricominciare da dove mi sono fermato così ho preso i pezzi di quella commedia e li ho uniti a un altro mio spettacolo, Una festa esagerata intrecciandoli insieme. Il filo conduttore è il dialogo tra me e il pubblico su Napoli e sulla napoletanità».

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A proposito di stereotipi, Vincenzo Salemme sa fare la pizza?
«Faccio la pizza fatta in casa, quella è facile da fare. La pizza da forno a legna è un’altra cosa, su quella ho fatto un monologo. È semplice, ma molto difficile da fare buona. Trovo che negli ultimi anni si esageri nell’autocelebrazione della pizza napoletana. Forse noi abbiamo inventato la pizza margherita, ma la pizza è un alimento internazionale. Amo la pizza fatta col forno a legna, nella maniera semplice, senza fanatismo. A me piacciono la marinara, la margherita e il calzone».

Il teatro si è ripreso dalla pandemia meglio rispetto al cinema?
«Per quanto mi riguarda sì. Lo scorso gennaio siamo stati a Bologna e abbiamo fatto il tutto esaurito per tre serate. Recentemente siamo tornati e abbiamo fatto altri tre sold out. Un risultato importante in una città come Bologna e in un teatro di quasi mille posti».

Lo streaming è la causa del calo del cinema?
«Non penso sia colpa solo delle piattaforme di streaming. il cinema deve trovare in sé la forza di rinnovarsi e tornare a sorprendere».

Una città come Milano ha superato gli stereotipi?
«Viviamo dentro un sondaggio perenne. Siamo in un grande televisore, tutti nascosti dietro ad etichette. Con tutto questo bisogno di etichettare causato dal mondo digitale sono sparite le persone. Milano ha una grande storia illuminista quindi lo stereotipo regge meno. È una città più aperta, più abituata al mondo. Per me è l’altra faccia di Napoli perché anche Napoli è molto aperta».

Contento di festeggiare di nuovo il Capodanno a Milano?
«Mi piace molto festeggiare a Milano, è una città calda coi napoletani. Sono stato la prima volta a Milano nel 1980 insieme a Eduardo De Filippo che festeggiava gli 80 anni proprio al Manzoni. Sono arrivato pieno di pregiudizi pensando di trovare una città fredda, con la nebbia e la gente distante. Invece, appena sono sceso nella meravigliosa stazione Centrale mi sono innamorato di Milano. C’era un sole splendente, il cielo terso e ho fatto amicizia con tantissime persone. Lo stereotipo si è annullato subito».

C’è un desiderio per il 2023?
«Vorrei la fine della guerra, so che è banale ma lo vorrei tanto così come vorrei che le ragazze in Iran potessero vivere libere. Vorrei che le persone potessero godere in libertà e trovare ognuno la propria singolare identità. Io spero sempre di trovare la mia singolare identità aldilà di etichette e sigle».

Dal 13 dicembre all’8 gennaio
Teatro Manzoni
Via Manzoni 40, Milano
Biglietti: da 26 euro su teatromanzoni.it

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