Dalle parole ai fatti. Solo due giorni fa, il sindaco Sala aveva espresso preoccupazione nel vedere «torri vuote senza dipendenti a Milano»: il processo di trasformazione non è solo un’ipotesi futura, ma una realtà che già attanaglia il presente. Così, l’ex quartier generale Fujitsu in via Spadolini lascia i suoi palazzi per trasferirsi nel piccolo coworking “WeWork” a Brera.
Tagli aziendali. Il tutto viene fatto nell’ottica di tagliare i costi e far di conseguenza anche fronte all’attuale crisi generata dal Covid. Per Finix Technology Solutions, l’azienda che ha acquisito le attività di Fujitsu dopo l’addio all’Italia del colosso giapponese, i lavoratori in smart working diventeranno stabili nonostante il graduale ritorno alla normalità.
Il coworking di Brera servirà esclusivamente a quelle attività per le quali è necessaria la presenza. Durante l’emergenza Finix aveva già iniziato a tagliare parte dei suoi 200 dipendenti con dei prepensionamenti. Poi è arrivata la cassa integrazione ed infine il cambio sede e i lavoratori in smart working hanno rappresentato la soluzione ideale per ridurre i costi.
Deserti post industriali. La “desertificazione” dei luoghi di lavoro accomuna anche tante altre realtà nel milanese. Eni ad esempio, prevede un 35% di dipendenti che andranno strutturalmente in smart, svuotando così Metanopoli. Si muovono sulla stessa lunghezza d’onda anche colossi come Pirelli, banche e gruppi finanziari.
Anche l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, conferma lo scenario:«Con lo smart working servirà il 30% in meno degli spazi».