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04. 05. 2024 03:07

Milanesi, ancora tutti insieme

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Italo Calvino scriveva ne Le città invisibili, uno dei suoi capolavori, che «ogni città prende forma dal deserto cui si oppone». Abbiamo di fronte il peggior deserto che Milano ricordi da almeno 75 anni.

 

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Non consola neanche, del resto, il fatto di sapere che ci troviamo nella stessa situazione in ogni parte del mondo. Di fronte a un problema globale come quello rappresentato dal coronavirus, è inevitabile che nascano movimenti “neomillenaristi” (giusto per dare una definizione, una suggestione), d’altra parte accadde anche nel 1347 con la prima peste che sconvolse l’Europa.

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Si sente l’eco di chi vorrebbe utilizzare questo dramma come momento “catartico” per rimuovere tutti i peccati della società globalizzata, come l’inquinamento, le auto, il consumismo.

Alcuni, invece, propongono di ritornare alla campagna, ripopolando i piccoli borghi disabitati. C’è chi, nel pieno dell’incubo, vorrebbe proporci il mondo dei sogni. Forse bisognerebbe considerare che il desiderio prevalente, per molti, è quello di ritornare alla normalità.

Chiediamoci, per esempio: interrogando cento persone, quante risponderebbero che non vorrebbero tornare a come era prima? Quanti farebbero carte false per tornare a dicembre 2019?

È evidente, al tempo stesso, che la normalità per come la intendevamo non tornerà. Come è chiaro che, nella tragedia mondiale, abbiamo pur l’occasione di pensare a una ripartenza sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale, economico.

Insomma, è un passaggio molto stretto quello che abbiamo di fronte, in cui serve lucidità, realismo, ma al tempo stesso un coraggio persino visionario. In questo senso, i primi passi che sta compiendo Milano vanno studiati con grande attenzione.

Non sottovalutando una decisione importante dell’amministrazione, che nel pensare a un piano per la Fase 2 ha ritenuto di aprire a suggerimenti, idee, proposte da parte di ogni cittadino.

Un gesto di apertura, ma anche il riconoscimento che oggi più di prima è fondamentale qualsiasi contributo. Restare chiusi nel fortino, per qualsiasi tipo di amministrazione, è l’errore più grave in un momento storico come quello attuale.

Il coinvolgimento è anche il riconoscimento di un filo conduttore: questa città l’hanno sempre fatta i milanesi, tutti.

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