Anche quest’anno, inevitabile e puntuale come un treno giapponese, è arrivata la polemica sul motor show del MiMo 2022 che si è svolto tra Milano e Monza e che ha visto luoghi pubblici della città diventare delle mostre a cielo aperto dei nuovi modelli di automobili.
MiMo 2022, la polemica sull’evento
Non importa che molte di queste auto siano ecologicamente avanzate, modelli ibridi o totalmente elettrici o con notevole risparmio di carburante. Poco importa che il settore dell’automotive sia uno di quelli trainanti dell’economia italiana ed europea e al tempo stesso uno di quelli più in crisi, non solo congiunturale ma strategica. Poco importa che il processo che sta portando, già nei fatti, una maggiore armonia nella mobilità, con un maggior uso di biciclette, di mezzi pubblici e al tempo stesso un uso diverso dell’automobile rispetto al passato.
Poco importa, inoltre, del fatto che l’indotto di manifestazioni come MiMo 2022 sia una boccata di ossigeno per l’intera economia cittadina e in particolare per le attività più messe in discussione dai due anni di pandemia. Poco importa che Milano sia stata una capitale dell’auto mondiale, sede della gloriosa Alfa Romeo e non solo.
E poco importa che ancora oggi il settore industriale legato all’indotto dell’auto sia ancora notevole in tutto l’hinterland e non solo. Ad alcuni lo “scandalo” dello sconto della tassa di occupazione di suolo pubblico è sembrato insopportabile al punto di utilizzare tutto l’armamentario dei toni manichei che ormai vive e prospera in Consiglio comunale (sia detto, in ogni direzione ci si giri).
A ciò si aggiungano anche le dichiarazioni un po’ ingenue e forse fuori luogo della giovane assessora Riva, a cui forse questa vicenda farà capire l’importanza delle parole, di quanto contano e di come sia un attimo gettare benzina o acqua sul fuoco. Forse bisogna darsi tutti una calmata. Ma poi, sicuri che il Salone, il FuoriSalone, la settimana della moda o del libro, alla fine, inquinino meno?
