Vittorio Gregotti e la Bicocca: patrimonio da odi et amo

vittorio gregotti
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«Non mi importa se Albertini è rimasto deluso: è un incompetente. Nel mondo la mia opera è piaciuta e Berlino Est, a cui la Bicocca è stata paragonata, è bellissima. Quanto a Zecchi, che ha paragonato il teatro Arcimboldi a un deretano nel deserto, è un altro che di architettura non sa nulla». Rispondeva così, quindici anni fa, Vittorio Gregotti all’ex sindaco di Milano e all’ex assessore comunale alla Cultura, Stefano Zecchi.

 

Vittorio Gregotti e la Bicocca

Oggetto del contendere la Bicocca, uno dei quartieri più ammalianti ed elusivi della città, sorta sulle ceneri di un passato industriale che nel Novecento ha perso progressivamente colpi.

Oggi abbiamo strade ampie e alberate, un teatro, un polo commerciale, un’istituzione museale di primissimo piano, un parco e l’omonima università: senza timori di smentita, la Bicocca è uno dei più vasti interventi di rigenerazione urbana operati negli ultimi cinquant’anni in Europa.

Ed è anche e soprattutto merito suo, di Vittorio Gregotti, immenso architetto e urbanista morto nella mattinata di ieri in seguito a complicanze respiratorie legate al coronavirus. Gregotti ha fatto di un angolo incastrato tra tre borghi storici come Niguarda, Segnano e Precotto un polo di modernità in salsa internazionale.

Vittorio Gregotti, il saluto della città

Salutato in queste ore con affetto dal presidente della Triennale Stefano Boeri e dal rettore del Politecnico (dove Gregotti si era laureato nel 1952) Ferruccio Resta, Milano saprà come ricordarsi di lui «quando ci saranno tempi migliori»: lo promette l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. Gregotti ha perso l’ultima sfida, dopo averne vinte tante. Tantissime.

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