Regole per il coronavirus, ci sarà tempo per domande e denunce

regole per il coronavirus
regole per il coronavirus

Non è il momento delle critiche. Ha ragione il sindaco Sala. È il momento di rispettare le regole per il coronavirus, quelle ordinanze che la Regione Lombardia ha varato domenica scorsa e che, di fatto, hanno ridimensionato Milano ad un grande “paesone” alla vigilia di Ferragosto.

 

Regole per il coronavirus, le reazioni

Tutto è stato deciso per difendere la nostra salute, perché – come dicono gli esperti del Ministero – con il coronavirus c’è poco da scherzare. Non è mortale, ma è senz’altro veloce a diffondersi e non abbiamo anticorpi per contrastarlo. Eppure, in questi giorni di totale delirio (dai virologi che si mandando a quel paese su Twitter agli assalti ingiustificati ai supermercati) sono emerse delle domande alle quali – quando l’emergenza sarà almeno alleviata – qualcuno dovrà rendere risposte.

Regole per il coronavirus, il perché dei divieti

Perché, ad esempio, si vietano musei, cinema e messe, ma si lasciano aperti i centri commerciali dal lunedì al venerdì per poi chiuderli sabato e domenica? Perché l’aperitivo al bancone di un bar è più pericoloso del cappuccino con la brioche del mattino? Perché un pub può facilitare la diffusione del coronavirus più di una pizzeria da cento coperti?

L’impressione è che sia agito nell’emergenza – e questo è assodato – ma che ci siano evidenti contraddizioni, figlie della frenesia. Su una cosa non intendiamo transigere: tutte le immagini e i video diffusi sui canali social di Mi-Tomorrow sono frutto del lavoro dei nostri fotografi e giornalisti. Nessuno si permetta di mettere in dubbio la veridicità delle notizie, soprattutto delle immagini. Non tollereremo più simili accuse e, a tempo debito, segnaleremo tutto a Facebook e Twitter. Le fake news regnano altrove.

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