Fake news, Cristina Tajani: «Un pranzo in via Lomazzo per contrastarle»

Contro le fake news, con un passo oltre i pregiudizi per un virus che ora sta allarmando anche l’Italia

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Contro le fake news, con un passo oltre i pregiudizi per un virus che ora sta allarmando anche l’Italia. L’assessore comunale al Lavoro e Commercio Cristiana Tajani con Marco Barbieri e Francesco Wu di Confcommercio hanno preso parte ad un pranzo in un noto ristorante cinese in via Lomazzo – zona Paolo Sarpi – per sensibilizzare i cittadini.

 

Fake news sul Coronavirus, intervista all’assessore Tajani

Un’iniziativa nata in seguito all’allarme sulla diffusione del Coronavirus, con il timore che la mancanza di informazioni veritiere possa arrecare conseguenze anche sul business delle imprese cinesi. E naturali complicanze nel rapporto con l’economia milanese.

Tajani, perché questo pranzo?
«Dobbiamo distaccarci da fenomeni irragionevoli, che non hanno un fondamento scientifico. Il messaggio è quello di fare affidamento alle notizie diramate dalle autorità sanitarie e di non creare allarmismo. Invitiamo a non evitare di frequentare luoghi tipici e popolati da cittadini cinesi».

Che riscontro avete ottenuto dai milanesi?
«Abbiamo notizie di genitori che sono preoccupati per i figli e dunque ostacolano la frequenza a scuola dei ragazzi nelle classi miste. Stiamo parlando di tanta preoccupazione e di diffusione di notizie che non sono fondate dal punto di vista scientifico e sanitario».

Che programmi avete?
«Il governo e il ministero della Sanità stanno agendo in maniera molto decorosa, il nostro Paese ha preso dei provvedimenti cautelativi per la nostra popolazione, addirittura di entità superiore rispetto ad altri Paesi europei. Hanno appena dichiarato l’emergenza sanitaria per sei mesi, quindi i cittadini italiani possono rimanere tranquilli. Le autorità stanno lavorando per prevenire questa diffusione».

Fake news, l’iniziativa di Comune di Milano e Confcommercio

Un pranzo contro le fake news, insomma.
«Certo. Il messaggio è anche quello di vicinanza alla comunità cinese, ma anche agli operatori economici che a Milano sono tantissimi. Invitiamo i milanesi a continuare a frequentare questi luoghi che fanno parte della vita sociale ed economica: non ci sono ragioni economiche e scientifiche per evitarli.

Nell’ambito della ristorazione sono danneggiati da un atteggiamento non razionale rispetto alla diffusione del virus. Invitiamo a seguire solo le notizie provenienti dalle autorità sociali: circolano tante comunicazioni contraddittorie».

Ci sono casi riscontrati anche a Milano. Quali sono le possibilità di contagio?
«Sono cose di cui si stanno occupando in maniera seria e cautelativa: si sta facendo di tutto per evitare il contagio. Sono circa 28.000 i cittadini cinesi a Milano, con quasi 4.000 aziende con un titolare cinese, oltre 1.200 nell’ambito alimentare. Invitiamo i cittadini a non farsi prendere da comportamenti immotivati che penalizzano una parte dell’economia della nostra città. Non ci sono rischi per il momento».

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