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27. 04. 2024 00:40

Violenze senza controllo: analisi sbagliate, soluzioni sbagliate

Quello che è successo a Capodanno a Milano è davvero figlio solo di una società patriarcale?

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Negli ultimi giorni, in seguito alle odiose violenze di piazza Duomo a Capodanno, si sono susseguite una serie di analisi che battono molto sull’idea che questi episodi nascano da una società ancora patriarcale. Il timore è che un’analisi di questo tipo sia quantomeno monca. Con l’ostinazione che l’analisi politica richiederebbe, ci si dovrebbe domandare se i fatti di Capodanno – e, in generale, l’aumento di episodi di violenza e rissosità varie dell’ultimo anno – c’entrino molto meno con una questione genericamente patriarcale e più con altro.

Violenze di piazza, figlie di una società patriarcale?

Cerchiamo di approfondire e di non scegliere una soluzione facile e “di moda”, sapendo che comprendere le violenze di piazza Duomo non è giustificare, ma è il primo passo per risolvere. Negli ultimi due anni il sottoproletariato urbano (che, anche se non usa più la parola, esiste ancora) – e non solo, sia chiaro – è stato compresso più di altri dalla crisi e dai lockdown. Le giovani e i giovani di quel sottoproletariato ancora di più (basta vivere in qualsiasi periferia per saper che il tema della violenza e del bullismo non riguarda solo i maschi, ma anche molte ragazze). Non è un caso che siano loro quelli scomparsi immediatamente dai radar della Dad, per dire.

molestie di capodanno

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Quel sottoproletariato è quello che ha subìto di più la crisi, con madri e padri che lavoravano magari in settori terziari che sono stati messi in ginocchio dall’avvento dello smartworking “fighetto” milanese, per esempio. Quella compressione è esplosa e ha fatto vedere in modo molto chiaro quanto un’idea di integrazione milanese fosse molto mistificata, al punto di non vedere ciò che non si voleva vedere. Quelle violenze di piazza Duomo potrebbero essere la totale mancanza di riconoscimento dell’altro: si riconosce solo ciò che è il proprio branco perché è l’unico riferimento reale, in assenza di tutto il resto, non esistendo la comunità, la possibilità.

In questo, c’è fallimento delle politiche di “integrazione” di una città che ha pensato, in alcune fasi anche a ragione, che si potesse produrre un effetto a cascata. Ma la cascata era solo di briciole e quando le briciole sono finite non c’era più nulla di solido a cui aggrapparsi. Se si fanno analisi sbagliate, si producono soluzioni sbagliate. La politica milanese, come purtroppo spesso accade, si sta avvitando sui sentimentalismi delle diverse fazioni. Più utile sarebbe un dibattito serio su cosa socialmente, culturalmente, economicamente ha portato un pezzo di Milano completamente ai margini, creando presupposti potenzialmente esplosivi.

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