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24. 04. 2024 11:54

Joe Bastianich, nuovo temporary a Milano: «Smashed burger, bluegrass e si vola»

Nella settimana dell’indipendenza americana, un cicerone d’eccezione ci porta alla scoperta del suo nuovo temporary a base di barbecue in Martesana

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Realizzare un evento caratteristico della cultura americana ma sconosciuto in Italia. È l’ultima iniziativa, o meglio sfida, di Joe Bastianich, imprenditore, cantante e personaggio televisivo reso noto da MasterChef e Le Iene, in cui si mette in gioco con le sue due grandi passioni: la cucina e la musica. Oltre a spiegare l’appuntamento del Joe’s American BBQ all’East River della Martesana, il vulcanico italo-americano racconta i progetti per il futuro che vedono la nostra città ancora una volta come sede privilegiata.

Joe Bastianich: «Ci vuole esperienza, fare ristorazione non è uno scherzo»

Come nasce l’idea di un pop up estivo a Milano?

«Io faccio musica e faccio il barbecue: ho pensato di mettere insieme due pilastri della cultura americana con un evento all’aperto».

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Si può considerare una forma di socializzazione?

«Sì, è una cosa molto americana che io voglio ricreare e offrire agli italiani che non conoscono questo modo di cucinare la carne».

Quali sono le differenze con la grigliata italiana?

«Negli Usa fare il barbecue significa fare festa, è qualcosa di più di una cena con qualche amico come accade in Italia. Inoltre è diversa la preparazione della carne».

Ci spieghi.

«In Italia la cottura è veloce, negli Usa si procede a fuoco lento e si preparano gli smashed burger».

Di cosa si tratta?

«A metà cottura il burger si schiaccia, così diventa più sottile e croccante. Poi si cucina assieme a cipolle e senape diventando un piatto succulento: è un cibo autoctono, tipico della tradizione americana. Ma abbiamo anche altre novità».

Quali?

«Rispetto alla nostra proposta food ordinaria al Mercato Centrale, qui abbiamo lanciato la linea degli hot dog con tre delle ricette più note negli States».

joe bastianich

Che tipo di musica farà da contorno?

«Facciamo bluegrass, una musica tipicamente americana: si può considerare una branca del country. Tutti coloro che verranno all’East River avranno l’impressione di trovarsi in Oklahoma o in Texas: abbiamo iniziato il giorno dell’Independence Day e andremo avanti tutte le serate fino alla fine di luglio».

È sicuro che un simile menù possa piacere ai milanesi?

«Guardi, il mio barbecue e la mia musica piacciono. A volte ci possono essere americanate che vengono interpretate male ma non è il mio caso: quello che faccio è autentico».

Quali sono i primi riscontri?

«Joe’s american BBQ è aperto solo da quarantotto ore ed è stato accolto con grande entusiasmo dai milanesi che ci hanno portato al sold-out per due giorni consecutivi: abbiamo visto transitare clienti di tutte le età, dalla famiglia unita, alle mamme con bimbi, nonni, giovani, adulti».

Stiamo vivendo un momento critico con una guerra in Europa: questa iniziativa può legare di più italiani e americani?

«Di fronte a tragedie come queste noi possiamo fare poco, dobbiamo affidarci a chi ci governa. Io direi che questa è un’occasione per conoscersi meglio».

Perché ha scelto Milano per questo evento?

«È la mia città italiana, quella che mi piace più di tutte».

Come le sembra la Milano del 2022?

«La vedo molto bene, negli ultimi 12 anni è cresciuta molto: è diventata una capitale d’Europa».

Lei vive anche negli Usa.

«A New York, faccio metà e metà con l’Italia».

Quanto è differente la cucina americana da quella italiana?

«Non è possibile fare paragoni, sono del tutto diverse. L’Italia è la capitale del cibo, ha una cura e una precisione nei piatti che non si può confrontare».

Gli americani come giudicano il cibo italiano?

«È molto apprezzato, come tutte le cose belle che arrivano dall’Italia: gli americani amano il nostro paese, la nostra moda, le auto da corsa, l’arredamento».

Quali suggerimenti darebbe a un giovane che vuole entrare nel mondo della cucina?

«Deve avere molta passione, deve mettere molto impegno e fare sacrifici».

Ne vale la pena?

«Assolutamente sì, questo lavoro è in grado di darti tanto».

Quanto è importante fare esperienza all’estero?

«Molto, tanti italiani lavorano con me a New York e si trovano bene. C’è solo il problema di ottenere il visto che complica un po’ le cose».

Magari poi decidono di restare.

«Non tutti. Una parte resta, altri vogliono tornare».

Come si diventa un bravo ristoratore?

«Ci vuole esperienza, c’è tanto da imparare».

Quanto è cambiata la ristorazione nella sua esperienza?

«Negli ultimi 20 anni molto per l’avvento del digitale, oggi si usa il telefono per fare le scelte, per decidere cosa mangiare, anche se io sono convinto che il modo migliore per giudicare e per mangiare bene sia quello di andare in ristorante».

A parte quelle italiana e americana, c’è una cucina che le piace in modo particolare?

«Sì, quella messicana: mi piacerebbe aprire un locale e proporla».

In Italia?

«Andiamoci piano, per ora è solo un’idea».

Niente di più?

«Ne sto discutendo con alcuni soci messicani, vediamo cos’è possibile realizzare».

Sta lavorando anche ad altri progetti?

«Hanno a che fare con il barbecue: dopo il Covid la gente ha voglia di frequentare i posti, è più aperta».

Parliamo di televisione: continuerà a fare MasterChef?

«Sì, ma negli Usa».

E in Italia?

«Continuerò a fare Le Iene».

Qualche anticipazione?

«Non posso, ma assicuro che le idee sono tante».

Quando la vedremo all’East River?

«Già stasera».

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