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24. 04. 2024 03:15

IULM, la ricetta del rettore Gianni Canova: «Vogliamo giovani critici e creativi»

Il futuro delle università a Milano visto con gli occhi del rettore dello IULM, Gianni Canova: «Perché siamo un ponte verso le imprese»

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Critico cinematografico, autore televisivo, direttore artistico e docente di storia del cinema e filmologia. Un curriculum azzeccato quello di Gianni Canova per rivestire il ruolo di rettore dello IULM, l’università meno convenzionale di Milano. E forse d’Italia.

Intervista a Gianni Canova, rettore dello IULM

Qual è l’identikit di chi studia allo IULM?
«È molto difficile tracciarlo, stiamo parlando di una realtà molto eterogenea. Direi che è possibile farlo solo se ragioniamo sui singoli corsi di laurea».

Negli altri atenei è un’operazione più facile.
«Forse c’è maggiore omogeneità, qui ci sono più differenze. Vede, almeno la metà degli studenti sono fuori sede, le femmine raggiungono l’80% in alcuni corsi, cresce la presenza degli stranieri».

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Cosa li accomuna?
«Lo studente dello IULM ha una buona propensione al pensiero creativo e critico e alla conoscenza».

Il fatto che lo IULM non abbia un indirizzo tradizionale è stato un motivo di difficoltà?
«Certo, ricordo che qualche anno fa andava di moda il dileggio. Bruno Vespa arrivò a dire: “Non andate in università che non servono a niente”».

Ce l’aveva con voi?
«Anche, diciamo che allora erano di mira i corsi di comunicazione, che da noi sono un settore molto ampio. Ad ogni modo posso dire che Vespa si sbagliava».

Perché?
«Sono quelli cresciuti di più negli ultimi dieci anni e tra i più positivi per la capacità di offrire occupazione».

A Milano tanti sono impegnati nella comunicazione.
«La competizione è durissima, ma quelli bravi ce la fanno».

C’è un modello cui lo IULM si è ispirato alla nascita?
«Non c’è, tuttora siamo unici e orgogliosi di esserlo».

Su quali idee è nata l’università?
«Fabris, Alberoni e altri che hanno lavorato qui hanno pensato ad un ateneo in cui potessero convivere materie diverse tra loro, dall’economia alla sociologia della comunicazione: abbiano continuato su questa strada, ci siamo aperti ai social media, all’industria creativa».

L’imperativo di ogni giorno?
«Tenere le antenne ben dritte e captare le esigenze che esprime il mondo del lavoro. Faccio un esempio».

Prego.
«Noi non insegniamo moda e design, ma dal mondo dell’impresa ci hanno chiesto comunicatori per questi temi e noi abbiamo dato la nostra risposta».

Come seguite la formazione degli studenti?
«Due sono i caposaldi: uno è l’ibridazione, ovvero la capacità dello studente di muoversi in ambiti diversi in modo che possa formarsi una personalità più critica, l’altro è il saper fare che consiste nel verificare ciò che si studia ad esempio per mezzo dei laboratori».

È costoso frequentare le vostre facoltà?
«Sì, le rette sono di 7-8-9mila euro l’anno. Noi non siamo un’università statale, ma un ente non a scopo di lucro che reinveste gli utili nelle proprie strutture».

Cosa può fare chi proviene da una famiglia non abbiente?
«Abbiamo le borse di studio per i più capaci e chiediamo da tempo al governo che le famiglie possano detrarre dalle tasse almeno una parte delle spese universitarie».

Ricevete aiuti?
«Dalla Regione, ma non bastano».

Oltre alle rette, chi è fuori sede deve procurarsi un alloggio: in città sta diventando sempre più complicato.
«È un problema drammatico, noi abbiamo tanti fuorisede. È urgente che gli enti pubblici promuovano politiche per incentivare le residenze per gli studenti con il coordinamento dei rettori, tutte le università di Milano si trovano in questa situazione».

Altri atenei puntano sui campus all’americana: cosa ne pensa?
«Anche noi lo abbiamo nei nostri progetti, in questo momento la priorità sono gli spazi: abbiamo bisogno di aule».

Pensate di espandervi?
«Lo auspichiamo».

Storicamente lo IULM è strutturato in tre facoltà: arti e turismo, comunicazione, interpretariato e traduzione. È cambiato qualcosa?
«No, direi che manteniamo questa impostazione pur aprendoci alle novità».

Quali sono?
«L’intelligenza artificiale, che trattiamo non in modo ingegneristico con lo IULM AILab: è utile per le aziende».

A proposito di aziende, che tipo di rapporto intrattenete con loro?
«È fondamentale, sono nostri stakeholder, siano in contato con loro: vengono da noi, li ascoltiamo, l’anno scorso abbiamo premiato come uomo dell’anno Antonio Percassi, il presidente dell’Atalanta».

Vi sostengono finanziariamente?
«No, ci aiutano con le borse di studio, finanziano la ricerca. A noi non interessano i loro soldi».

Cosa vi preme?
«Il rapporto con loro, la possibilità che i nostri studenti facciano gli stage nelle aziende: un momento importante che si è fermato con la pandemia».

Si può considerare uno stop ormai superato?
«Lo speriamo, lo stage è fondamentale nella formazione degli studenti».

La vita nell’università è ripresa al 100%?
«Direi di si, le lezioni sono in presenza, i campus sono pieni».

Come hanno vissuto gli studenti il ritorno nelle facoltà dopo il lockdown?
«Gli studenti avevano bisogno di ritornare nelle aule, negli spazi universitari, è stato importante per loro oltreché per tutti coloro che lavorano da noi».

Come vivono l’ateneo nel quotidiano?
«Con intensità. Ogni giorno c’è un evento, una conferenza, un’iniziativa in cui loro sono spesso protagonisti, l’ultimo è il IULM Talent».

Di cosa si tratta?
«Alcuni studenti si sono cimentati in 16 categorie, dal racconto breve allo spot pubblicitario, da una campagna di marketing alla traduzione letteraria, per mettere alla prova talento e creatività: i migliori sono stati premiati».

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