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25. 04. 2024 05:58

L’associazione “Non uno di meno” al servizio degli studenti: «Rimotiviamo i nostri ragazzi»

Barzaghi (Non Uno di Meno): «Gli studenti hanno risentito della Dad, ora bisogna risarcirli»

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Il periodo più delicato e quello del biennio delle superiori. In prima e seconda si concentrano bocciature, cambi di scuola, abbandoni, e la Dad non ha aiutato chi ha frequentato le medie negli ultimi due anni. L’associazione Non Uno di Meno si mette al servizio di scuole e studenti per prevenire questo fenomeno con le sue scuole popolari. Dopo la sospensione dovuta all’emergenza ha riaperto da poco le iscrizioni, ricevendo un boom di richieste. Il fondatore è Giansandro Barzaghi, docente di diritto nelle scuole secondarie superiori milanesi per 40 anni, che ha raccontato a Mi-Tomorrow il lavoro dell’associazione.

Il lavoro di Non Uno di Meno nelle scuole

Come operate?
«Da undici anni i nostri docenti volontari, ex insegnanti in pensione, giornalisti, ingegneri (si è fatto avanti persino un astrofisico!) offrono il loro contributo per seguire i ragazzi negli spazi messi a disposizione delle scuole. Abbiamo cominciato con l’istituto Cardano, con il quale lavoriamo ancora oggi grazie alla collaborazione con la preside e con i docenti referenti del progetto, inserito proprio nel Piano di Offerta Educativa della scuola. Prima dell’arrivo della pandemia avevamo 108 iscritti, il 94% dei quali fu promosso. Non si tratta di semplici “ripetizioni”, ma di corsi di recupero e di “rimotivazione” degli studenti».

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Avete lavorato anche durante i lockdown?
«Con alcuni ragazzi abbiamo fatto lezione anche a distanza, ma la nostra metodologia si basa sull’apprendimento cooperativo e sull’educazione fra pari: tutte attività che richiedono la presenza, il contatto diretto. Lavoriamo per piccoli gruppi, di 6-7 ragazzi, seguiti da un docente e dai “peer-tutor”: studenti di quarta o di quinta, che seguono i compagni di prima e di seconda. Nello studente in difficoltà scatta il meccanismo del rispecchiamento: “se ce l’ha fatta lui posso farcela anch’io”».

Come avviene la collaborazione con le scuole?
«I referenti del progetto fanno da tramite fra noi e i consigli di classe. In questo modo siamo messi a conoscenza della situazione personale e scolastica del ragazzo o della ragazza che abbiamo di fronte».

Perché questo boom di iscrizioni?
«Gli studenti hanno risentito di questi anni passati in Dad. Crediamo che bisogna risarcirli di ciò che è mancato sul piano della formazione e del rapporto con adulti e compagni. Anche sul fronte del disagio esistenziale il nostro lavoro è moto utile perché la pandemia ha accentuato i rapporti critici con le famiglie e con gli adulti in generale. E’ per questo che parliamo di rimotivazione allo studio. Se ci sono delle lacune ci si ferma, si torna indietro, si cerca di affrontare il problema anche con l’aiuto del gruppo. Il nostro metodo ha origine dalla scuola popolare di don Milani, adattandola alla situazione attuale. Negli istituti professionali l’abbandono arriva al 40%. Dobbiamo supportare le scuole che spesso non ce la fanno a seguire tutti perché hanno classi da 25-30 alunni».

I ragazzi si sentono poco supportati?
«In genere hanno un bassissimo livello di autostima. Chi arriva da noi avendo 3 0 4 in matematica riesce a recuperare in pochi mesi, spesso anche brillantemente. Per aiutare alcuni studenti con grosse difficoltà anche personali abbiamo deciso di ripristinare la web-radio: un ottimo strumento per coinvolgere anche ragazzi con disabilità».

Con quali altre scuole collaborate?
«Hanno chiesto il nostro supporto l’istituto Pareto, il Gentileschi, il Marconi, il Caterina da Siena, alcune scuole dell’hinterland e il liceo Bottoni, dove grazie al nostro aiuto all’inizio dell’anno scorso si è riusciti a far andare tutti i ragazzi in presenza sdoppiando le classi troppo piccole per mantenere il distanziamento. Lavoriamo anche con il comprensivo Rinnovata Pizzigoni, della quale fa parte anche la media Puecher, dove contribuiremo anche a installare un impianto fotovoltaico. Non uno di meno al momento può contare su un centinaio di docenti, e siamo alla ricerca di nuovi volontari».

 

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