Orietta Colacicco: il progetto vecchio e sbagliato, ma M4 farà crescere la città

Orietta Colacicco, fondatrice del primo comitato civico, racconta sette anni di battaglie per attenuare i disagi dei cantieri: «C’è un errore di base...»

Il cantiere della M4

Ha fondato il primo comitato di quartiere in città, può vantare competenze tecniche come pochi, ha girato tutta la tratta. Pochi in città come Orietta Colacicco hanno preso a cuore il cantiere di M4.

 

A Mi-Tomorrow il segretario e portavoce del comitato Foppa-Dezza-Solari, Orietta Colacicco, spiega gli errori fatti e le prospettive per Milano della nuova linea blu.

M4, l’intervista a Orietta Colacicco

Quando è iniziato l’impegno su M4?
«A settembre-ottobre del 2013».

In quale occasione?
«Assieme ad altri residenti di via Dezza e via Solari avevo visto passare tecnici che prendevano misure: ci siamo interrogati, poi abbiamo saputo che avevano previsto gli espropri nel nostro quartiere per fare passare la linea».

Come avete fatto ad organizzare il comitato?
«Con il tam-tam degli indiani: a gennaio del 2014 era già costituito con aderenti, sostenitori e un direttivo».

Chi è stato il primo interlocutore?
«L’assessore Maran al quale abbiamo subito presentato le criticità del quartiere: la terra scaricata in via Dezza, il taglio delle piante, la stabilità di via Foppa 6. Criticità che non sono solo di questa zona ma riguardano tutta la tratta».

A cosa si riferisce in particolare?
«Dove passa la talpa si possono avere problemi di crepe anche dopo 6 mesi: nella parte tra San Babila e Solari ci sono case vecchie anche del ‘600 esposte alle vibrazioni».

È un problema che riguarda solo il centro?
«No, ovunque, io ho avuto modo di vedere a Lorenteggio le case lesionate dal passaggio della talpa: su mia spinta la commissione Mobilità del Comune ha effettuato diversi sopralluoghi in cui è stato possibile constatare anche gli effetti più pesanti, come ad esempio la banca di Piazza Frattini che si è inclinata di 4 centimetri».

Altro tema delicato dei lavori nel sottosuolo è la scoperta di reperti archeologici.
«Certo, basti pensare al Parco delle Basiliche o via De Amicis dove ci sono i resti delle mura romane: mi risulta che in Piazza Vetra la talpa sia ferma, vediamo se si troverà qualcos’altro quando arriveranno in Solari».

Non è facile rilevare la presenza di reperti prima di uno scavo.
«Non è così, cosa c’era sotto terra era scritto nelle prescrizioni del Cipe, prima di iniziare i lavori bisognava verificare cosa si poteva trovare nel sottosuolo invece sono andati avanti».

Come giudica il progetto?
«C’è un errore di base: sono stati aperti contemporaneamente 52 cantieri, sarebbe stato meglio seguire il progetto Fizzarotti che prevedeva di aprire una stazione alla volta».

Così i tempi sarebbero stati più lunghi?
«Non credo, comunque su un tema tanto delicato occorre fare una valutazione costi benefici».

Non le piace proprio il progetto adottato?
«È vecchio di oltre 20 anni, si sarebbe dovuto completare nel 2015, oramai non si fanno più progetti così per le metropolitane. Il sindaco Sala poteva dire di no, non l’ha fatto».

L’Amministrazione vi ha riservato grande attenzione.
«Sì, il nostro risultato più importante è stata la revisione del progetto su Solari dove avremmo dovuto perdere un quarto dell’area a causa del cantiere. Abbiamo fatto un ricorso al Tar che poi abbiamo ritirato per via delle mitigazioni che sono sopravvenute».

Alle ultime elezioni era candidata con Forza Italia, il suo potrebbe essere un impegno pregiudiziale.
«No, il mio è un impegno civico nell’interesse della città che svolgo a prescindere del colore politico dell’Amministrazione. Il nostro comitato ha aperto la strada, abbiamo sempre invitato tutti e fornito sostegno a chiunque ce lo abbia chiesto».

Parliamo del dopo cantiere. Quale sarà il vantaggio per la città?
«Ne avrà un enorme guadagno, gli spostamenti saranno più veloci, ne guadagnerà il traffico in superficie e ci saranno vantaggi anche dal punto di vista ambientale. E ci sarà una nuova vitalità in particolare per quei negozi che sono riusciti a resistere».

«Sono stati aperti contemporaneamente 52 cantieri, sarebbe stato meglio seguire il progetto Fizzarotti che prevedeva di aprire una stazione alla volta»