Sembrano solo scritte, ma fanno parte di un progetto artistico: Fake Uniforms. «Per tutto l’anno non ho mai conosciuto la mia classe». «La DAD ci ha reso invisibilə». «Ci siamo ritrovatə tuttə solə». «I/le giovanə contagiano». «In DAD mi sono sentita privilegiata perché ho una stanza tutta mia». Queste sono alcune delle frasi apparse, in nero su sfondo bianco, su manifesti attaccati lungo i muri di Milano.
Fake Uniforms, ciclo di opere di Sara Leghissa, per agire invisibilmente sotto gli occhi di tuttə
Artista, ricercatrice e performer con base a Milano, Sara Leghissa è co-fondatrice del progetto artistico Strasse, con cui ha prodotto lavori site-specific nello spazio pubblico, creando dispositivi che cercano di alzare il livello di attenzione su ciò che esiste nella realtà. Nel novembre 2021 l’azione si svolgerà a Milano. «In questo caso, insieme a Maddalena Fragnito abbiamo incontrato alcunə studentə delle scuole superiori – spiega Sara Leghissa a proposito del progetto artistico – per parlare della loro esperienza di didattica a distanza (DAD), come momento di invisibilizzazione dei bisogni di una comunità, quella studentesca, che è passata attraverso la negazione del diritto alla formazione, la costruzione della lotta e la responsabilizzazione collettiva anche attraverso percorsi ritenuti “illegali”».
Fake Uniforms si rifà ad esperienze personali
È una pratica di attacchinaggio semi-permanente di manifesti nello spazio pubblico, il cui contenuto tratta di pratiche illegali e di come queste siano parte della nostra vita quotidiana, a seconda del luogo in cui ci troviamo, del contesto storico in cui viviamo e dei privilegi di cui godiamo. Il testo dell’azione raccoglie e si rifà ad esperienze personali, le cui traiettorie di vita si riferiscono al tema trattato, diffondendone le voci nello spazio pubblico. Nello specifico, il testo nasce a partire da un incontro stabilito con una comunità di persone, che abita il contesto in cui l’azione si inscrive.