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29. 03. 2024 16:25

Viale Monza, l’idea di Aarch-Mi: «I nostri render per un nuovo Mercato Crespi»

Il mercato di viale Monza è ancora in attesa di rilancio, ma qualcosa bolle in pentola.

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Ha più di ottant’anni – e si vedono – il mercato di viale Monza all’angolo con via Crespi: l’ariosa navata ad arco è stata oscurata, i corridoi sono quasi claustrofobici e gli operatori rimasti provano a ritagliarsi una nuova identità. Attorno a questo spazio, però, ruotano tanti interessi e ancora inesplorate potenzialità: ne parliamo con Peppe Mazzeo, architetto e fondatore dell’associazione Aarch-Mi.

 

Viale Monza, parla Peppe Mazzeo

Di che cosa si occupa il suo studio?
«In primis vorrei sottolinearne l’apertura: aperto al mondo perché prevede molti tirocini internazionali (circa 60-70 ragazzi all’anno, ndr) e al territorio più limitrofo. All’attività professionale e di business si affianca lo sviluppo di relazioni umane, ricerche, conoscenze, competenze e progetti come nel caso Crespi».

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Come siete giunti a questo interesse?
«Al Municipio 2 la nostra attività comincia, in realtà, con un interesse agli studi sui Magazzini Raccordati. Qui avevamo realizzato una mostra fotografica immaginando con fotomontaggi divertenti un possibile Fuorisalone. Io, con un passato da professore per 15 anni al Politecnico in Disegno e Rappresentazione dell’Architettura, dico che i render visualizzano alle persone quello che potrebbe essere. La realtà che vorremmo creare».

Invece l’interesse per il Mercato Crespi?
«Al Mercato siamo arrivati nel 2016 con la prima edizione delle settimane del design di ottobre, proponendo un calendario di eventi all’interno della struttura. Abbiamo sviluppato il tutto rapportandoci agli operatori del mercato, facendo in modo che la gente venisse a vedere di giorno in giorno i vari allestimenti consumando al contempo del pollo o comprando del vino. Abbiamo proposto, insomma, l’idea di un mercato più contemporaneo dove la socialità non è solo legata al cibo, ma anche alla cultura».

Parliamo di una struttura meravigliosa.
«Il Mercato Crespi è un edificio eccezionale, se consideriamo che a Milano abbiamo perlopiù mercati anni ’50-’60-’70-’80 meramente funzionali e con altezza limitata, mentre questo nasce con intenti più monumentali nel ’34 su progetto dell’architetto Secchi (lo stesso delle piscine Cozzi e Romano, ndr) che ha lavorato a Milano in un momento in cui la città era protagonista. Oggi c’è un problema di soldi, il tema che grava sulle politiche urbane del nostro tempo è quello della gestione. Al Mercato Crespi è stata fatta una contro-soffittatura a tre metri che da una parte ne facilita la gestione, dall’altra snatura completamente la sua imponenza. Lo scollamento decisivo è tutto qui».

Cosa manca, dunque, perché la vostra suggestione diventi un progetto?
«Sto lavorando a un volume, che spero esca prima dell’estate, in cui racconto i mercati in giro per il mondo: hanno le potenzialità per diventare i nuovi poli della socialità urbana. Una serie di circostanze non depone a favore del Mercato Crespi. Lo spazio è grande e il progetto di restauro è costoso: servirebbe un operatore forte, un imprenditore innovativo, che il Comune finora non ha trovato. In più gli operatori del mercato faticano a trovare unità e coesione. C’è un’inerzia di fondo: chi vende la frutta, tanto per fare un esempio, perché dovrebbe accettare un cambiamento se in fondo sta bene come sta, dando al massimo una pitturata ai banchi? Ma qualcosa si sta muovendo».

A cosa fa riferimento?
«A Cascina Cuccagna, al Politecnico e a Radio NoLo. L’ultimo bando lanciato dal Comune per l’affidamento degli spazi di mercato prevede la concessione di slot ad altre attività di socialità. Uno slot sarà dunque destinato alla facoltà di Design del Politecnico, che avrà un laboratorio, un altro all’attivissima radio di quartiere. Quanto a Cascina Cuccagna, massimo un mese e penso che aprirà».

Altri progetti per la zona?
«Stiamo cominciando a lavorare sulle micro-pedonalizzazioni. I render sul Mercato Crespi riguardano l’edificio, ma anche la via stessa: la viabilità sta cambiando perché stiamo cambiando noi, ci spostiamo meno o forse meglio, l’urbanistica tattica di Maran ha visualizzato questa cosa e, applicandola alla pedonalizzazione di piccoli tratti di strada, possiamo creare socialità in quartieri che vanno progressivamente gentrificandosi. Sfruttando la delibera comunale che offre spazi gratuiti all’esterno, potremmo pedonalizzare il tratto di via Crespi dal mercato a via Termopili. E non finisce qui: io, ad esempio, vivo in via Gluck, dove pedonalizzerei il primo tratto con i ristorantini e la casa di Celentano. È un’altra cosa su cui ragionare».

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