Quando torneremo ad abbracciarci? Chissà. Nel frattempo Fandango Club, grazie all’iniziativa AbbracciaMi, ha creato una valida alternativa intrisa di calore umano, quello che prende la forma della solidarietà.
Abbracciami: opere d’arte inedite per ridurre le distanze e aiutare la Croce Rossa milanese
Donazione. Sul sito abbracciami.com è stata creata una galleria di vere opere d’arte, create ad hoc da «disegnatori, fumettisti, illustratori e designer, con la direzione artistica della Scuola Internazionale di Comics e il patrocinio dell’Associazione Autori di Immagini», come racconta Ruggero Faggioni, Chief Brand Officer di Fandango Club (foto, ndr). Il tema delle immagini è l’abbraccio, ça va sans dire. I visitatori possono selezionare l’opera che meglio rappresenta le proprie emozioni ed inviare attraverso una mail un abbraccio virtuale ed artistico alle persone più care.
Connessioni. «Il nostro lavoro è creare connessioni – prosegue Faggioni – ed abbiamo deciso di continuare a farlo anche in questo momento particolare». L’invio di ogni cartolina è gratuito, ma chi vorrà potrà allegare una donazione: «Non volevamo creare la solita catena, piuttosto qualcosa di valoriale. Per questo, ogni donazione sarà destinata alla Croce Rossa: un modo per ringraziarla di tutto ciò che sta realizzando durante questa pandemia e per tutto quello che ha fatto per noi nel tempo».
Futuro. «L’abbraccio è solo il primo gesto d’amore – sottolinea Faggioni – e ne seguiranno tanti altri. Stiamo lavorando a nuovi eventi virtuali come masterclass con chef importanti». Le opere presenti sul sito verranno esposte dal vivo durante il prossimo Cartoomics che potrebbe tenersi ad ottobre: «Quando tutto questo sarà finito, organizzeremo un grande evento dal nome AbbracciaMi. Un’occasione per ringraziare tutti ed offrire un’esperienza emozionante senza più blindature». Sulla homepage del sito campeggia un timer: ricorda che ormai sono passati oltre 60 giorni da quando un abbraccio era solo un semplice gesto d’affetto. «L’abbraccio è la cosa che ci manca di più», conclude il responsabile Fandango con un velo di malinconia. Impossibile dargli torto.
Giuseppe Camuncoli, Abbracciamoci tutti: «Quando un’immagine vale più di mille parole»
Giuseppe Camuncoli è il direttore artistico della Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia. Ha illustrato nel corso della sua carriera tantissimi fumetti di fama internazionale come Spider-Man, Batman e i nostrani Dylan Dog e Tex.
Com’è venuto a conoscenza di AbbracciaMi?
«Attraverso Fabrizio Savorani (Head of content di Milan Games Week e Cartoomics, ndr), mentre cercavamo di organizzare la prossima edizione di Cartoomics. Quando a causa dell’epidemia è irrimediabilmente tutto slittato, mi ha chiesto di partecipare al progetto».
Ed è arrivato un “sì” senza troppi pensieri…
«Esatto. Credo che l’abbraccio sia un bene filosofico ed etico che manca tremendamente in questo periodo. Poi c’era tutto l’aspetto della beneficenza. Il valore dell’arte sta anche nel saper aiutare: un’immagine parla e trasmette più di mille parole».
Abbracciamoci tutti è il titolo della sua opera.
«Prende spunto da mia figlia. Lei spesso si avvicina a me e a mia moglie ed esprime questo desiderio random: “Abbracciamoci tutti!”. Un comando a cui non si può resistere».
Un’opera autobiografica, insomma.
«In parte sì, ma in realtà è l’immagine universale dell’affetto di una famiglia. Il bambino è stato rappresentato appositamente in maniera neutra: potrebbe essere un maschio o una femmina. È un omaggio rivolto ai più piccoli che rappresentano la parte più fragile che ha sofferto maggiormente il lockdown».
Nella filigrana si intravede qualcosa…
«Sono le fermate della metro di Milano. Le interpreto come le vene della città che permettono di ripartire e riattivare le connessioni».
Paolo D’Altan, Abbracciami: «Riavviciniamoci a distanza»
Paolo D’Altan ha illustrato per la pubblicità, per riviste e libri. Nel suo palmares, anche importanti premi artistici: Art Director’s Club Italiano, Annual d’illustrazione e Premio Andersen.
Perché partecipare ad AbbracciaMi?
«Ho conosciuto l’iniziativa attraverso la Scuola Internazionale di Comics e vi ho aderito subito. È un progetto interessante: uno dei migliori modi per riavvicinarsi a distanza. Poi la raccolta fondi in favore della Croce Rossa è un surplus di valore».
Ci spiega la sua opera?
«La prima cosa che mi è venuta in mente pensando all’abbraccio è stato un gesto liberatorio. Quel semplice gesto diventa il veicolo per liberarsi dai legacci rappresentati da tute e mascherine che sono ormai parte quotidiana di questo terribile periodo».
I personaggi nell’immagine non sono definiti. Come mai?
«Inizialmente il disegno era in bianco e nero ed i tratti erano meglio definiti. Poi ho invertito la rotta. Volevo che l’immagine fosse più aperta possibile e che tutti potessero immedesimarsi al suo interno. Doveva farsi carico di un messaggio universale».
Dal bianco e nero è passato a blu e azzurro.
«Il colore esprime una forma di leggerezza e serenità. Quella che torneremo ad avere quando questo brutto momento sarà alle nostre spalle».
Alessandra Scandella, L’abbraccio: «Doniamo bellezza: fa la differenza»
Alessandra Scandella vive e lavora a Milano, dove ha cofondato lo Studio Container che si occupa di illustrazione, grafica, animazione e comunicazione. Amante degli acquerelli, lavora soprattutto per la moda, per l’editoria e la pubblicità.
Cosa rappresenta AbbracciaMi?
«Indubbiamente un progetto interessante. Ne sono venuta a conoscenza attraverso la scuola di Comics. Rappresenta un modo per essere vicini anche in un contesto in cui non è fattibile. Attraverso le immagini si dona un po’ di bellezza, che può aiutare e far la differenza».
Ci racconta la sua opera?
«Partirei dalla tecnica. È un acquerello originale su carta cotone. Una delle mie tecniche preferite: è un’arte antica e la reputo un modo per mantenere vivo un legame con il passato e con il tempo».
I soggetti?
«Sono una madre ed una figlia unite in un abbraccio. Da un lato si simboleggia un amore grande come quello presente tra i due soggetti e dall’altra una forma di protezione e tenerezza, così vitale per la delicata fase che stiamo attraversando».
E lo sfondo?
«C’è la natura in secondo piano. È l’immagine di un Eden, una sorta di giardino paradisiaco che vuole simboleggiare la tanto attesa libertà».
Ci sono anche tratti orientaleggianti nel disegno.
«Provengono dalla mia fascinazione per l’Oriente. Enfatizzano l’aspetto di riflessione e meditazione, così di aiuto in questo momento: ci induce a non fermarci alla superficie delle cose».