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12. 05. 2024 12:20

Ciclista investita a Milano: ma la colpa è sempre degli automobilisti?

La città più «amica» delle biciclette non riesce a trovare una soluzione 

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L’ennesima tragedia che colpisce la città, con la ciclista investita a Milano lungo l’alzaia del Naviglio Pavese, in via Ascanio Sforza, fa emergere una domanda ben chiara: ma siamo sicuri che sia sempre colpa solo degli automobilisti? I morti in bici e l’assenza di interventi efficaci da parte delle istituzioni, che al momento sembrano in difficoltà nel gestire questa situazione, lascia qualche dubbio.

 

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Ciclista investita a Milano, la città all’avanguardia che non riesce a garantire il diritto alla vita

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Nella città dell’avanguardia, dove il futuro sembra prendere forma tra grattacieli e boschi verticali, i ciclisti perdono la vita, travolti da mezzi pesanti come se fossero insignificanti ostacoli. L’ultima a morire è stata, lo scorso 30 agosto, Francesca Quaglia, giovane traduttrice di 28 anni, la quinta vittima dall’inizio dell’anno. Le associazioni che si occupano di mobilità attiva richiamano l’attenzione sulle mancate misure per fermare questa catena di eventi tragici. L’obbligo per i mezzi pesanti di installare sensori anti-angoli ciechi entrerà in vigore solo dal primo ottobre 2023, ma le associazioni sollevano dubbi sulla loro efficacia. 

Ciclista investita a Milano, la protesta
Ciclista investita a Milano, la protesta

Di cosa ha bisogno Milano per fermare questa catena di incidenti 

È necessario un cambio di rotta immediato: strade più sicure, spazio pubblico ridisegnato e priorità invertite. C’è chi dice che il modello debba essere quello di Amsterdam, dove son più ampie le carreggiate delle biciclette rispetto alla strada per le automobili. Fatichiamo ad immaginare, però, che nessun guidatore a bordo di una vettura non vada a travalicare la suddetta corsia riservata ai velocipedi. Siamo in Italia, d’altronde…

Il caso di Milano

Milano sembra accelerare verso un futuro grande ed espansivo, ignorando le vite schiacciate e dimenticate lungo il percorso. È fondamentale ricordare ancora una volta queste «morti in bici». Oltre alla già citata Francesca Quaglia, gli ultimi mesi hanno visto la scomparsa di Veronica d’Incà, Cristina Scozia, Tianjiao Li, Alfina D’Amato, Silvia Salvarani e Luca Marengoni: «Basta morti in strada, basta morti in bici» è il grido di dolore lanciato dalle associazioni. 

La protesta della comunità ciclistica milanese

La comunità ciclistica milanese si è radunata per un presidio sul luogo della tragedia di ieri sera, in via Ascanio Sforza, lungo l’alzaia del Naviglio Pavese. Lì dove la vittima dell’incidente, una donna di 55 anni, sarebbe caduta a terra per cause ancora da accertare per poi essere travolta dalla vettura. Ora è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Niguarda. La FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta insiste sull’urgenza di garantire strade sicure, attraverso la costruzione di piste ciclabili che proteggano i ciclisti negli incroci, l’educazione stradale e il limite di velocità a 30 chilometri all’ora. Gli organizzatori della campagna “Città delle persone” chiedono un’azione immediata, con l’obbligo di formazione per i conducenti, un limite di velocità uniforme a 30 km/h in tutta Milano e restrizioni orarie. Altrimenti, gli utenti vulnerabili continueranno a rischiare la vita, con la sensazione inquietante dell’assenza delle istituzioni. 

La mobilità sostenibile, questa sconosciuta

L’associazione Genitori Antismog sottolinea il ritardo di Milano nel promuovere la mobilità sostenibile e la grave conseguenza di incidenti mortali. È urgente individuare misure provvisorie per evitare nuove tragedie, superando il 2024 senza ulteriori morti.

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